Avete mai sentito parlare di “Siblings”? In inglese significa semplicemente fratelli e sorelle, ma in italiano assume un significato particolare. Con la parola “siblings” si fa riferimento agli individui che hanno dei fratelli o sorelle con disabilità o patologie gravi e che quindi sperimentano una relazione fraterna con delle caratteristiche e dei limiti unici. L’avere dei fratelli è un’esperienza che già di per sé ci condiziona molto come persone, influenza il nostro sviluppo durante gli anni della crescita e ci accompagna per tutto il resto della vita. Questo vale ugualmente, se non di più, per i siblings.
La domanda che allora ci poniamo è: Che cosa provano, sentono e pensano queste persone? La riposta dipende molto dall’età e dal tipo di esperienza vissuta. Come per ogni relazione, anch’essi riportano aspetti positivi e negativi.
Rispetto a quest’ultimi, si può evidenziare come essi vivano un turbinio di emozioni, dalla rabbia, alla gioia, al rifiuto, alla tristezza. Essi talora non possono o non si sentono in grado di esprimere queste emozioni nel contesto familiare, soprattutto se negative nei confronti del fratello o dei genitori. La coppia parentale, quasi sempre occupata ad accudire il fratello disabile, può far sentire il sibling come “messo da parte”, trascurato, non considerato. La paura spesso è di non essere dei “bravi bambini” o di far pesare anche il loro disagio su una famiglia che ha già molto a cui pensare. Sentono la spinta a dover diventare dei piccoli adulti, capaci di badare a se stessi, autonomi e indipendenti, a crescere velocemente e ad essere perfetti per compensare i limiti e le fragilità del fratello diversamente abile.
Credono di doverli accudire, come sottolinea una ragazza che dice: «Fin da piccola la maggior parte della giornata veniva dedicata a lui. Dopo la scuola andavo con mamma o le mie sorelle più grandi ad accompagnare Marco a fare la fisioterapia. Passavo ore ad aspettare che lui finisse e poi cercavo di imitare i più grandi nell’accudimento di Marco. Io, Anna, ero un fantasma che viveva la vita di Marco. Stavo bene se lui stava bene. Gli anni sono passati e con la maturità mi sono resa conto che la mia infanzia e adolescenza sono trascorse in simbiosi con quelle di Marco, fino ad annullarsi; cioè, non so spiegarmi, io non pensavo mai a me stessa».1
Un sentimento comune ai siblings è quello del senso di colpa per il fatto che loro sono sani, per quello che loro fanno e per quello che loro provano. A volte sono così tanto concentrati a cercare di capire cosa vuole, sente e pensa il fratello, da dimenticarsi di ascoltare cosa vogliono, sentono e pensano loro, e dall’impedirsi di vivere la propria vita con spensieratezza.
Rispetto al contesto sociale, il fatto di avere un fratello disabile è motivo per molti di loro di vergogna e di imbarazzo; in alcuni casi vengono derisi ed esclusi, in altri sono loro stessi che si isolano o fingono di avere una famiglia diversa da quella effettiva. Non possiamo però solo guardare agli aspetti negativi, perché l’essere sibling è un’esperienza che ti cambia profondamente, ti porta ad avere una sensibilità diversa e a vedere le cose con un’altra prospettiva. Sono persone molto più consapevoli dell’importanza che la comunicazione, non solo delle parole ma anche delle emozioni, ha nelle relazioni con i genitori, con i fratelli e con gli amici. Lo esprime bene un sibling, quando dice: «Una cosa che ho imparato da lui è saper tirare fuori le emozioni e comunicarle alle persone che amo. Molte volte lui viene da me e mi dice: “Ciao fratellone mio, ti amo tanto, mi mancherai”, e questo mi fa sentire amato».2
I siblings imparano ad essere più gentili, sorridenti e comprensivi, anche con chi non è loro amico e con chi non conoscono, e in questo modo diventano persone più sensibili e attente alle situazioni di difficoltà, di tristezza e di disagio. «Crescere al suo fianco ha significato affrontare un percorso pieno di ostacoli e responsabilità. Una sfida quotidiana con i nostri limiti. Un’altalena di emozioni che in un attimo ti porta dalla frustrazione alla gioia. Che ti fa convivere con enormi sensi di colpa e sentimenti di rabbia nati, non so, forse dalla paura di non essere all’altezza della situazione. […] A volte mi immagino come sarebbe stato mio fratello se la sua vita fosse stata diversa, poi invece mi rendo conto che non conta nulla, ciò che conta è quello che è e sarà. Io per lui ci sarò sempre e sono certo che anche lui, nella sua maniera, per me ci sarà sempre». 3
Come dice bene questo sibling, le sfide che ha affrontato e le responsabilità che ha dovuto assumersi, gli hanno permesso di diventare più resiliente e più capace di affrontare gli ostacoli che incontra e incontrerà lungo la strada.
Quando la vita del sibling è stata particolarmente segnata dalla presenza di un fratello con handicap, un sostegno psicologico individuale o di gruppo può essere uno strumento per favorire il processo di consapevolezza e di benessere personale.
Se vi interessa approfondire ulteriormente questa tematica, vi consiglio la lettura di due libri che affrontano questo argomento, in maniera molto semplice, divertente e rispettosa: “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Giacomo Mazzariol e “Il guanto di mio fratello” di Giulia Franco.
1 Frase estratta dal docu-film “Attraverso Te – Storie di Siblings”.
2 Frase estratta dal docu-film “Attraverso Te – Storie di Siblings”.
3 Frase estratta dal docu-film “Attraverso Te – Storie di Siblings”