Alessitimia: sai cos’è?

Durante il mio secondo anno di università ho deciso di fare domanda per l’Erasmus e partire per un po’ di tempo in cerca di nuove avventure. E’ stata un’esperienza tanto arricchente quanto problematica.
Quando sono arrivata ad Amsterdam ho trovato come coinquilina una ragazza di nome Jenny.
Molte delle mie difficoltà derivavano dal fatto che, pur dovendo passare molto tempo assieme, non siamo mai riuscite a stabilire una relazione significativa.

La trovavo molto strana, stava sempre un po’ sulle sue, ma non ho mai detto nulla per paura di ferirla.
Molto spesso aveva degli scoppi d’ira o pianto improvvisi ma nel momento in cui cercavo di aiutarla e comprenderne i motivi non me li sapeva spiegare. In quei momenti era anche molto raro che riuscisse a guardarmi negli occhi.
Non abbiamo mai avuto una vera e propria conversazione, ogni volta che i discorsi si facevano più profondi si chiudeva nella sua campana di vetro e iniziava a darmi risposte a monosillabi. Anche quando le raccontavo della mia vita in Italia lei era impassibile, sembrava non essere in grado di esprimere le emozioni che i miei racconti le suscitavano.

Quando uscivo con degli altri amici le chiedevo se volesse venire ma lei mi rispondeva sempre di no e passava le giornate chiusa nella nostra stanza.
Per molto tempo ho pensato di aver fatto qualcosa di sbagliato o di non starle simpatica.
La convivenza con lei è stata tutt’altro che semplice, ma ad oggi posso dire di comprenderla un po’ meglio.

Qualche giorno fa, infatti, per la prima volta durante la lezione di psicologia clinica mi sono ritrovata di fronte a questa parola: “Alessitimia”.
E’ una parola di origine greca, che significa letteralmente “non avere parole per le emozioni”. Una persona che soffre di questo disturbo ha difficoltà a comprendere ed esprimere a parole non solo le proprie emozioni e reazioni corporee, ma anche quelle degli altri.
E’ importante, però, distinguere due tipi di persone: gli anaffettivi e gli alessitimici. I primi faticano a provare emozioni, mentre i secondi le provano ma non le riconoscono.

Nei miei ricordi di Jenny, ritrovo tutte le peculiari caratteristiche che gli alessitimici possiedono, tra queste ci sono:

1. Difficoltà nella sfera cognitiva: sono caratterizzati da un pensiero concreto, le descrizioni di esperienze e i dialoghi mancano di introspezione ed espressione dei propri sentimenti in relazione ad essi. Inoltre sono privi di fantasia ed immaginazione.

2. Difficoltà nella sfera affettiva e relazionale: non riescono a riconoscere e denominare cosa c’è alla base delle loro sensazioni corporee. Presentano spesso difficoltà nel rapporto di coppia o con gli altri, che derivano dalla loro incapacità di comprendere le emozioni che provano. Possono anche passare dall’essere affettuosi all’essere freddi e distaccati nel giro di poco tempo. Inoltre, la mancanza di buone relazioni fa sì che tendano ad isolarsi.

3. Difficoltà nella sfera dell’espressività corporea: non mostrano espressioni nel volto e sono rigidi nella postura, come se portassero una maschera per non far vedere ciò che realmente provano.

Le cause di questo disturbo potrebbero essere eventi traumatici e un’educazione di stile autoritario, priva di manifestazioni d’affetto da parte dei genitori.

Un efficace trattamento è costituito da un percorso di psicoterapia che preveda dei momenti di educazione emotiva, volta a far apprendere alla persona le competenze necessarie per riconoscere le emozioni ed assegnare loro un nome.

A ciò si possono aggiungere dei percorsi di crescita personale che implichino anche un coinvolgimento corporeo e relazionale.

 

 

 

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