“Due anni fa, io e mio marito abbiamo ricevuto la diagnosi di infertilità. Erano diversi mesi che provavamo ad avere un bambino per la prima volta, ma senza alcun successo. Una volta arrivata la diagnosi, mi è crollato letteralmente il mondo addosso. Mi sentivo persa, senza uno scopo nella vita e soprattutto impotente. Sono stata travolta dalla delusione, dalla rabbia, dal senso di colpa e da una grande tristezza. A quel punto abbiamo deciso di intraprendere un percorso di psicoterapia e solo allora abbiamo potuto dare sfogo al nostro enorme dolore, abbiamo iniziato a partorire nuovi obiettivi e prospettive future. Infine, siamo rinati insieme, come coppia”.
L’infertilità aumenta notevolmente i livelli di stress all’interno della coppia, sia al momento della comunicazione della diagnosi sia nella fase di elaborazione della stessa e anche durante gli eventuali percorsi di procreazione medicalmente assistita. A tal proposito, un supporto psicologico permette di elaborare ciò che viene esperito all’interno della coppia e individuare le risorse necessarie per ripristinare il benessere dei partners.
Prima di approfondire che cosa accade all’interno della dinamica di coppia nel momento della diagnosi di infertilità, occorre fare una differenza terminologica tra sterilità e infertilità. La sterilità fa riferimento alla situazione in cui all’interno di una coppia uno o entrambi i partner sono affetti da una condizione fisica permanente che rende impossibile il concepimento. Diversamente, l’infertilità non si riferisce a una condizione cronica assoluta perché potenzialmente può essere risolta intervenendo da più punti di vista per gestire al meglio i fattori che hanno portato a tale situazione. Inoltre, la sterilità può essere primaria o secondaria. Nel caso di sterilità primaria si fa riferimento a persone che non sono mai state in grado di concepire, mentre la sterilità secondaria riguarda l’impossibilità di concepire un secondo figlio.
All’interno della coppia che riceve la diagnosi di infertilità e/o che decide di sottoporsi ad un trattamento di procreazione medicalmente assistita, si presenta una vera e propria crisi che colpisce la sfera individuale, sociale e lavorativa. Infatti, la coppia si trova a sperimentare alti livelli di stress e uno stato di disorientamento accompagnato da diversi sentimenti, tra cui, rabbia, vergogna, senso di colpa, ansia e stati depressivi. Questi stati d’animo sono molto simili a quelli sperimentati dinanzi ad un vero e proprio lutto, per la perdita del bambino tanto desiderato. Oltretutto, questo tipo di dolore può facilmente riaccendersi nelle varie fasi della vita, durante le quali i familiari, i colleghi e gli amici sono in attesa di nuovi figli: così il fantasma della culla vuota ritorna alla mente e con esso anche l’enorme sofferenza provata.
Per questi motivi, la presenza e il sostegno fornito dalle famiglie d’origine risultano essere una risorsa preziosissima per aiutare la coppia a sentirsi comunque realizzata anche se non ha potuto essere generativa dal punto di vista procreativo. Oltre a questo, il supporto fornito da un professionista della salute mentale risulta essere di estrema importanza. Per ricostruire un nuovo equilibrio all’interno della coppia, è importante intraprendere un percorso psicoterapeutico all’interno del quale elaborare i vissuti di sofferenza e individuare delle modalità funzionali per supportarsi l’uno con l’altra. Inoltre, la psicoterapia rappresenta uno spazio che la coppia sceglie di dedicare a se stessa per rivedere il proprio progetto di vita, i propri valori, le prospettive future e individuare le potenzialità celate al suo interno, per affrontare al meglio questa dura prova.
“Il dolore se condiviso si dimezza. La gioia se condivisa si raddoppia”.
Cit. San Tommaso
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