Se ti sembra di non riuscire a fare nulla di buono e che la tua vita sia piena solo di complicazioni non risolte, è perché tendi a sottovalutare le tue capacità e i tuoi talenti unici.
La sensazione di non essere mai abbastanza, di non aver prodotto a sufficienza o di non essere stato efficiente ed in linea con le aspettative dipende molto dalle convinzioni che abbiamo interiorizzato e da quanto siamo abituati a confrontarci con un modello inadatto a noi.
Come aumentare l’autostima: riconoscere prima i propri limiti
Riconoscere i propri limiti significa essere realisti e capire quali sono i metri di paragone per noi accessibili: infatti, dire che un ideale è per noi irraggiungibile non significa definirci degli incapaci, ma capire che non avrebbe senso tentare di imitarlo perché non combacia con la nostra essenza, con ciò che siamo, con quanto è davvero nostro e ci contraddistingue. Fondamentale è, perciò, discernere tra l’inarrivabile, in quanto inadatto, e il difficile, che implica uno sforzo a cui siamo chiamati a reagire senza rassegnarci, in modo da realizzare i nostri obiettivi.
Fatica e sforzo, tuttavia, non sono sempre indispensabili per far emergere le nostre doti innate: molto spesso, è sufficiente prestare un po’ più di attenzione. Nelle circostanze in cui siamo più a nostro agio, infatti, probabilmente mettiamo già in atto dei comportamenti che rispecchiano le nostre qualità, ma siamo portati a sottovalutarle, magari perché le diamo per scontate e non ci sorprendono. In più, dobbiamo ricordare che il giudizio che tendiamo a dare nei confronti di noi stessi non è mai imparziale, e spesso siamo così severi da convincerci ad identificarci con un’idea completamente sbagliata di noi, immune persino alle conferme esterne e contrarie.
Si dice che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire, pertanto, se la prospettiva che assumiamo è negativa, non potremo che vedere ogni cosa attraverso quella lente, ostinandoci anche di fronte alle opinioni di disconferma.
Osservandoci, e facendo caso soprattutto alle risorse che emergono nei momenti di emergenza o di fronte agli imprevisti, ci possiamo rendere conto dei numerosi pregi che ci contraddistinguono e che rappresentano i nostri punti di forza, su cui far leva per procedere nella nostra realizzazione personale.
Ovviamente, non siamo esenti da difetti e mancanze, ma proprio questi ci permettono di accorgerci delle strategie che adoperiamo per farvi fronte, e che testimoniano i nostri talenti e caratteristiche personali.
Molto spesso è proprio dalle piccole mancanze che emergono delle doti nascoste: accoglierle come risorse ed evitare di combatterle solo perché non in linea con i principi morali e le convinzioni provenienti dall’esterno è una valida soluzione per aumentare la fiducia in se stessi e praticare l’accettazione consapevole della nostra unicità.
Come aumentare l’autostima: cercare la forza dentro di sè
Essere stabili e sicuri di sé non vuol dire cedere all’egocentrismo, ma trovare la forza nelle proprie radici senza cercare all’esterno continue conferme del proprio valore: mettersi in discussione e confrontarsi con i pareri altrui può sempre essere utile e costruttivo, ma va fatto con coscienza di sé e con autostima e non subendo le opinioni altrui come sentenze screditanti. Rimproverarsi per non essere come ci siamo convinti che il mondo ci voglia crea una spaccatura, una divisione tra ciò che sentiamo di costituire o di voler fare e ciò che realmente siamo e facciamo.
Di fronte a questa incertezza, a questo scarso apprezzamento e alla convinzione di dover essere diversi, la fiducia non può che crollare, e non ci sentiamo mai arrivati, mai amati, con la tendenza al vittimismo e ad incolpare sempre l’esterno delle sfortune che ci capitano e delle nostre sensazioni negative, quando in realtà la scelta di essere fieri di noi e felici nella nostra pelle dipende solo da come decidiamo di assumerci le nostre responsabilità.
Per usare una metafora, rifiutare se stessi è come essere un albero che segue il progetto del proprio seme, ma che non fa altro che lamentarsi di ciò che è perché attorno a sé vede alberi di altro tipo e si convince di dover essere come loro. In realtà, se un abete è abete, tale diventa, pur adattandosi in parte alle condizioni del terreno e all’ambiente, che rappresentano le situazioni di vita e le avversità a cui inevitabilmente ognuno è sottoposto.
Il nostro compito, perciò, non è cercare di camuffarci ed essere la brutta copia di qualcosa o qualcun altro, ma cercare di essere la migliore versione di noi stessi, lavorando proprio su quelle “condizioni” esterne che possono favorire la nostra crescita e venire incontro alle nostre necessità.
Come smettere di rivolgere costantemente lo sguardo a ciò che spegne la nostra luce per concentrarci, invece, su quanto incarna esattamente ciò che siamo?
Innanzitutto, decidendo di far cessare la lotta tra le due figure interiori che spesso consumano inutilmente le nostre energie senza trovare un compromesso: il superiore, che vuole correggere, dominare e giudicare, e l’inferiore, che si sente costantemente inadeguato rispetto a tutto ed impotente. Per farlo, è necessario accettare che il positivo e il negativo sono due lati della stessa medaglia, che pregi e difetti sussistono entrambi in ognuno e che non è possibile eliminare la propria ombra ma, anzi, proprio riconoscerla può aiutarci ad evolvere.
Infine, è importante sostituire i “dovrei” che ci ripetiamo in continuazione con i “vorrei”: ciò che decidiamo per noi stessi rappresenta una scelta individuale e responsabile, e non possiamo essere succubi di imposizioni e retaggi antichi inadatti, pena una vita insoddisfatta e faticosa.
Il tuo metro di misura sei tu, non qualcun altro.