Per sua natura, l’essere umano ha bisogno di rapportarsi con l’altro. Una sfaccettatura particolare di questa propensione è la relazione sentimentale, la vita in coppia. Quando questo non accade e ci si ritrova single, si potrebbe avere la percezione di essere malvisti o giudicati da un sistema che impone degli standard sociali secondo i quali chi non trova il partner “giusto” non è altrettanto realizzato rispetto a chi invece condivide la propria vita con un’altra persona.
Molti di noi vivono periodi della propria vita in cui non sono fidanzati, e il senso comune potrebbe portare ad interpretarli come momenti tristi, vuoti ed incompleti. In realtà non è detto che sia così: essere single non significa per forza condannarsi alla “vita da zitelli”, e “single” e “felicità” non sono necessariamente due termini incompatibili.
Infatti, il vivere da soli può essere per alcuni uno stile di vita da cui trarre beneficio, il cui perno è il concetto di libertà. Questo giova al single grazie alla possibilità di poter pensare a se stesso, di avere i propri tempi e spazi, di coltivare relazioni amicali e lavorative, e di dedicarsi ai propri interessi e alla propria carriera senza dover scendere a compromessi con il partner o con la famiglia. Inoltre, dopo una rottura o in un momento di confusione personale e crisi esistenziale, può essere utile passare del tempo da soli, perché permette di riflettere e di accrescere la consapevolezza circa le responsabilità, le colpe e le emozioni rispetto a ciò che si è vissuto e che si sta vivendo.
Per altre persone, invece, l’essere single equivale a una condizione negativa perenne di solitudine e vuoto.
Va ricordato, però, che a volte tale sentimento potrebbe essere presente anche in una relazione a due, ad esempio quando ci si annulla abbandonando le proprie amicizie e trascurando i propri desideri e interessi. Questo, a lungo andare, potrebbe ridurre la sensazione di libertà personale, tanto da arrivare persino ad invidiare il single. Neanche tanto paradossalmente, il single si ritrova spesso a desiderare una relazione di coppia.
Passiamo ora ad analizzare alcune difficoltà nel mettersi in gioco che possono ostacolare, dal punto di vista emotivo, psicologico e concreto, l’ingresso in una relazione di coppia. Esperienze negative passate possono instaurare convinzioni autosabotanti in entrambi i sessi: “Gli uomini sono tutti stronzi!”, “Le donne sono tutte approfittatrici!”, “Gli uomini sono tutti traditori!”, “Delle donne non ci si può fidare!” Queste posizioni estreme e generalizzanti diventano con buone probabilità profezie che si auto-avverano, alimentando il senso di solitudine e di vuoto interiore.
Un altro ostacolo del single può essere rappresentato da difficoltà economiche che limitano la possibilità di uscire dal proprio nucleo familiare. Molto spesso, però, anche in assenza di problemi materiali, ci può essere una condizione psicologica di dipendenza affettiva dai genitori: ci sono madri e padri che, essendosi eccessivamente sostituiti al/la figlio/a, non gli/le hanno dato gli strumenti per diventare davvero adulto/a e autonomo/a. Sono i casi in cui, come si suol dire, la persona non sa stare in piedi con le proprie gambe.
Altri fattori che sfavoriscono il single possono essere condizioni di malattia e disabilità: la persona potrebbe cadere vittima dell’effetto stigma, rinunciando a far leva su quelli che sono i propri punti di forza. In questo possono aiutare gli innumerevoli esempi di individui che “sulla carta” non hanno possibilità di costruire una relazione, ma che grazie alla loro energia vitale riescono a superare molte barriere e a realizzare una vita appagante anche dal punto di vista affettivo.
Un ulteriore rischio derivante dall’essere single è il vuoto sentimentale che spesso si prova a colmare attraverso la spasmodica ricerca di relazioni nei Social Media. In questi contesti occorre essere prudenti in quanto il pericolo di incorrere in delusioni è statisticamente maggiore rispetto agli incontri vis-à-vis.
Il suggerimento che si può trarre da tutte queste considerazioni è quello di non cadere nella trappola del vittimismo considerandosi gli unici sfortunati in un mondo di coppie felici. È fondamentale allenarsi a non demonizzare la solitudine, cercando invece di sostituirla con qualcosa di costruttivo da cui trarre beneficio.
Un percorso di crescita personale o l’aiuto di uno psicologo possono stimolare un pensiero proattivo che permetta di trasformare i sentimenti negativi in occasioni di miglioramento individuale e relazionale.