Spesso vediamo in televisione atleti arrivare allo stadio o al palazzetto per una partita con le cuffie alle orecchie. Viene da chiedersi come mai. L’influenza che la musica ha sul nostro cervello e sulle parti che esso controlla è vantaggiosa per il nostro stato psicofisico. Sportivi del calibro di Federica Pellegrini, Usain Bolt e Rafael Nadal hanno dichiarato di ascoltare musica prima di ogni performance, in quanto sostengono che li prepari al meglio per la competizione che dovranno affrontare.
L’esperienza musicale è tanto universale, e quindi connessa ad aspetti cognitivi ed affettivi caratteristici di ciascun essere umano, quanto soggettiva, poiché ognuno elabora il linguaggio musicale a modo proprio.
Innanzitutto, la musica modifica le nostre connessioni neurali e il suo ascolto favorisce il rilascio nel cervello di un neurotrasmettitore chiamato dopamina (che a sua volta stimola la produzione di endorfine), sostanza che controlla il movimento, le capacità attentive, alcuni aspetti delle funzioni cognitive e le sensazioni di piacere. Questo processo è molto simile all’assunzione di sostanze psicoattive (psicofarmaci o droghe). Il rock dei Pink Floyd, definito Rock Psichedelico, ha fatto molto leva su questi aspetti di stimolazione psichica.
A seconda dello stato fisiologico in cui ci troviamo il nostro cervello può arrivare a produrre ben cinque tipi diversi di onde:
1. Onde alpha: legate ad uno stato di rilassamento e calma, tipico degli istanti prima di addormentarsi
2. Onde beta: legate alla veglia attiva, caratteristiche dei compiti in cui dobbiamo rimanere vigili e consapevoli
3. Onde theta: legate alle emozioni più profonde, che emergono ad esempio quando stiamo svolgendo attività creative o che richiedono molte energie
4. Onde gamma: legate a stati di felicità, euforia e compiti ad elevata elaborazione cognitiva
5. Onde delta: legate al sonno profondo e correlate ad attività involontarie del corpo come la frequenza cardiaca
Al mattino quando si ha bisogno di un booster di energia è preferibile ascoltare musica pop, allegra, animata che trasmette forti vibrazioni e quindi onde gamma; la sera, dopo una giornata passata a studiare o lavorare, invece, è opportuno ascoltare una melodia rilassante, lenta, che trasmette onde alpha.
I suoni viaggiano a diverse frequenze, generando le onde che abbiamo sopra descritto, e ciascuna di esse favorisce un diverso stato d’animo. In particolare, vi è un’”accordatura naturale” che ricercatori e musicisti ritengono più piacevole e rilassante rispetto ad altre: la 432 Hz. Proprio per questo motivo fu usata da molti musicisti e compositori, tra cui: Mozart, Mick Jagger e i Pink Floyd.
Oltre ad apportare cambiamenti nel cervello, la musica modifica anche le nostre emozioni. Grazie a questa forma di linguaggio simbolico, si è in grado di “toccare” più facilmente la sfera emotiva di ciascuno. Il messaggio parte dal compositore, il quale traduce le proprie emozioni in testo e melodia, in modo che altri possano sperimentarle in prima persona. Potremmo dire, quindi, che la musica è un vero e proprio generatore di emozioni, siano esse positive o negative.
Queste possono essere prodotte da caratteristiche intrinseche della musica o dal contesto in cui essa viene ascoltata, e quindi da fattori esterni alla musica stessa.
I benefici che sono stati riscontrati in diversi studi comprendono: riduzione di stress e dolore, miglioramento dell’umore, facilitazione del sonno, aumento di concentrazione, motivazione e memoria, riduzione della pressione sanguigna.
Da una di queste indagini condotte da Rauscher e Shaw, ha origine il cosiddetto “Effetto Mozart”: secondo questa teoria l’ascolto della Sonata in Re maggiore per due pianoforti di Mozart avrebbe causato un temporaneo aumento delle capacità cognitive in un gruppo di volontari. Nonostante le molte controversie negli anni, questa teoria ha comunque riscosso molto successo soprattutto negli ascoltatori del compositore austriaco.
Dal momento che i benefici sono molteplici, spesso nei trattamenti psicologici si utilizzano tecniche come la musicoterapia. Questa è una forma di trattamento nella quale, grazie all’utilizzo della musica, si instaura un rapporto di scambio reciproco tra paziente e terapeuta che permette l’apporto di cambiamenti alla situazione di disagio riferita in terapia.
Nello specifico, si utilizza il suono come forma di comunicazione non verbale, per permettere al paziente di “tirare fuori” le proprie emozioni.
L’uso della musica può essere, quindi, efficace anche in termini di cura psicologica, a livello preventivo, educativo, riabilitativo o terapeutico.