Approcciarsi alla terza età significa andare incontro ad un’incognita.
Dopotutto, ognuno di noi è stato bambino e può entrare in contatto con chi è più giovane anche sulla base delle proprie esperienze passate, ma nessuno può comprendere il fatto di essere anziano finché non arriva a far parte di questa categoria, la quale, il più delle volte, fatica ad esprimere il proprio sentire e deve scontrarsi con lo stigma sociale del decadimento e dell’inutilità.
Come affrontare la vecchiaia con serenità
Di fatto, in una società produttiva ed “affannata” come quella occidentale, dove l’apparire tende ad imporsi sull’essere, è difficile potersi concedere una serena progressione verso la vecchiaia senza percepire la pressione del confronto con chi è più giovane e della ricerca dell’eterna efficienza, tanto fisica quanto mentale.
In realtà, la natura prevede che ad ogni età corrispondano delle precise tappe evolutive, cui si associano delle altrettanto specifiche esigenze: va da sé che anche la vecchiaia, definita come “l’età più avanzata nella vita di una persona in cui si assiste ad un graduale decadimento ed indebolimento dell’organismo”, richiede un approccio adeguato per essere vissuta in armonia.
A che cosa corrisponde una sana accettazione dell’avanzare del tempo?
Innanzitutto, è bene sottolineare che rispetto ad un giovane un corpo e una mente di una certa età possono avere indubbiamente bisogno di più riposo, più continuità nell’attività fisica anche se di tipo meno performante, più spazio ad attività ed hobby che attribuiscano un senso di valore alla quotidianità.
Inoltre, i bisogni somatici e psicologici dell’organismo vanno ascoltati più che mai, perché, se soffocati, portano in tempo più breve a sensazioni di insoddisfazione, stanchezza ed irritabilità, fino a sfociare nel rischio di ansia e depressione.
Proprio per questo, è inutile, nonché deleterio, ignorare la realtà e i suoi segnali in favore di una perenne ricerca della prestazione, del risultato, dell’ostentazione di un benessere tanto appariscente quanto forzato e poco credibile.
Un buon approccio individuale all’anzianità comprende, poi, una presa di consapevolezza di sé e delle proprie scelte: questo non implica, come si crede, una resa allo scorrere inesorabile del tempo o una rassegnazione alla perdita di qualità ed evoluzione, bensì una prova di maturità e apertura mentale. È risaputo, d’altronde, che la gioventù è prima di tutto un atteggiamento della mente, ed in quanto tale può essere mantenuto imparando ad apprezzare i valori assimilati e le esperienze apprese.
Molte volte, l’inganno della ricerca di una “giovinezza eterna” è assecondato in nome dell’adattamento a nuove esigenze sociali. In quest’ottica, il mantenersi giovani rispecchia il tentativo di rinnovarsi costantemente in base al rapido cambiamento di visione, tuttavia si tratta di un’attitudine poco funzionale ai ritmi biologici umani e, di conseguenza, al benessere. È preferibile prendere coscienza della necessità di rallentare per consentire a pensiero e corpo di procedere in sincronia, evitando uno scollamento tra esigenze concrete e obblighi mentali che altro non produrrebbero se non sensi di colpa e di svalutazione.
Come affrontare la vecchiaia con serenità
Ciò che più si rischia di perdere nell’inseguimento di un’età che non ci rispecchia più e di cui fatichiamo a imitare ritmi e atteggiamenti è proprio la nostra identità, che segue tempistiche personali in linea con ciò che il profondo ci suggerisce: se rispettato, questo può condurci ad una reale connessione con noi stessi.
Da esso deriva anche la soddisfazione personale nel corrispondere a quanto la nostra anima ci chiama ad essere: invecchiare significa senza dubbio procedere nel limite assoluto ed inevitabile della morte, ma allo stesso tempo, proprio per questo, permette all’uomo di dare senso alla vita intera.