Come imparare a gestire la rabbia

Siamo abituati a considerare la rabbia come un’emozione negativa, potenzialmente dannosa e distruttiva: senza dubbio si tratta di uno stato carico di energia e propulsione, che può diventare problematico nel caso in cui si cronicizzi, ovvero corrisponda ad una situazione costante e prevalente.
Il fenomeno in quanto tale, tuttavia, costituisce una modalità fondamentale di reazione in molte specie animali: anche per noi esseri umani, di fatto, si tratta di una strategia difensiva, in tempi antichi addirittura necessaria alla sopravvivenza tramite le opzioni lotta e fuga.

 

come gestire la rabbia

 

Come imparare a gestire la rabbia

A livello fisico, in conseguenza alla rabbia si instaurano delle vere e proprie reazioni ormonali che provocano modificazioni fisiologiche temporanee, attraverso le quali l’energia di attivazione viene impiegata e sfogata.
Al giorno d’oggi, tuttavia, gli stimoli percepiti come dannosi sono frutto di una nostra modalità di pensiero fuorviante, che suscita in noi una sensazione di rischio fasulla.
Spesso e volentieri, lo stress è frutto di una forza soppressa, la quale per natura, nel caso in cui non trovasse possibilità di essere sfogata all’esterno, si rivolge all’interno ed implode in direzione dell’organismo stesso: in sostanza, o viene liberata o funge da blocco, con il rischio di provocare tanto danni fisici quanto alterazioni nel normale funzionamento psicologico.
Tuttavia l’incipit della rabbia, cioè la sua spinta iniziale, se incanalato nel modo opportuno può contenere anche qualcosa di costruttivo, in quanto stimolo alla determinazione e alla grinta; al contrario, in caso tale reazione sia eccessiva o repressa, essa toglie bellezza alla vita, perché genera una sensazione di malessere e diffidenza nei confronti di sé e del mondo.

Porsi sempre sulla difensiva o costretti a presagire un attacco genera irritabilità e può spingere all’isolamento, con l’idea di dover nascondere qualcosa di dannoso e che agli occhi altrui potrebbe essere giudicato come “cattivo”.
Ciò che è bene imparare a gestire e a comprendere, perciò, non è tanto in che modo esprimere la rabbia, perché in alcune occasioni non c’è modo di farlo ed essa si presenta come un’improvvisa perdita di controllo di cui si fatica a rendersi conto in tempo: piuttosto, è bene apprendere come disinnescare la sua attivazione, prima che il suo flusso ci trascini con sé.
Possiamo pensare alla rabbia come acqua che fuoriesce da un rubinetto e che poco a poco riempie un vaso, cioè la nostra persona: è chiaro che, potendole dare sfogo, riusciremo a farla defluire, ma senza chiudere la valvola non potremo mai arrestarne lo scorrimento e l’accumulo.

Come fare, allora, per imparare a smorzare l’effetto della rabbia, prima che possa generare eventuali effetti negativi tramite implosione o esplosione?

 

Come imparare a gestire la rabbia: i metodi

In primo luogo, si può focalizzare l’attenzione sul respiro: ridurne la velocità e consentire una maggiore ossigenazione all’intero organismo può permettere di riconnettersi al momento presente e di lasciar defluire le sensazioni opprimenti generate da pensieri improvvisi.
In effetti, qualsiasi emozione è legata ad un pensiero sottostante, che se compreso ed esaminato, può ridurre la portata dello stato emotivo: respirare in maniera più calma e controllata consente di rallentare la reazione e di portarla ad un grado superiore di consapevolezza. Naturalmente, per farlo sono necessarie parecchia concentrazione e una buona connessione con se stessi, che possono essere allenate tramite pratiche meditative o di rilassamento, fino ad acquistarne la padronanza.
Un’altra strategia può essere quella di chiedersi se, con l’atteggiamento irritante che stiamo assumendo, stiamo effettivamente dando il meglio di noi: difficilmente è possibile rispondere affermativamente a questa domanda se siamo in preda ad un’emozione negativa. Questo ci aiuta a comprendere che cosa è prioritario secondo i nostri valori e ci permette di reagire in maniera più pacata e riflessiva, senza commettere eccedenze di cui poi potremmo pentirci.
In caso fosse possibile, sarebbe utile appuntare per iscritto le sensazioni percepite negli attimi di foga, in modo da poterle analizzare in seguito sulla base di come si sono presentate, così da riuscire ad elaborarle in maniera più efficace.

Infine, può essere pratico utilizzare la metafora di un’automobile per modulare la forza travolgente di un momento di rabbia, cioè dirsi che è possibile riprendere il controllo di sé riducendo i giri, ovvero cambiando marcia.
Questo non significa disinibirsi o reprimersi, bensì continuare a percorrere la stessa strada con marce più basse, evitando un dispendio di energia e mantenendo un certo equilibrio; in sostanza, scegliere di cambiare l’impostazione mentale interna piuttosto del contesto esterno.
Ciò che conta è dare valore al miglioramento e alla crescita personale rispetto alla fatica impiegata per raggiungere tale livello di evoluzione. Ogni tipo di lavoro su se stessi può implicare una certa dose di impegno e sacrificio, questo è risaputo, ma l’esito è senza dubbio appagante: ne vale la pena.

 

 

 

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