In occasione della giornata della memoria, consiglio la lettura di questo libro, che illustra il fenomeno del nazismo in modo inconsueto e originale.
Il romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino s’ispira a una storia vera, quella di Margot Wolk. La protagonista, che nel libro prende il nome fittizio di Rosa Sauer, viene scelta, assieme ad altre donne, come assaggiatrice di Hitler: il suo compito, cioè, è quello di mangiare il pasto destinato al Fuhrer per assicurarsi che non sia avvelenato. Ogni giorno, per Rosa, potrebbe essere l’ultimo; ogni boccone potrebbe segnare la fine di un’esistenza che, del resto, si è ormai ridotta in un lento trascinarsi che sa di morte più che di vita. Rosa infatti vive in un piccolo paese della Prussia per sfuggire ai bombardamenti che colpiscono Berlino, la sua città natale, nell’attesa ormai quasi priva di speranza del marito Greg, impegnato al fronte. Nonostante la giovane età, Rosa non ha sogni, progetti, speranze per il futuro, se non i ricordi della vita precedente, su cui continua a fantasticare: gli abiti alla moda di Berlino, le parole innamorate di Greg, i primi momenti di timida, inesperta intimità.
Persa nelle fantasie del passato, ostinata nell’aspettare il ritorno dello sposo in cui non crede più nemmeno lei, Rosa non appoggia Hitler, non lo sostiene ed esalta come altre donne tedesche; eppure, la sua vita è legata alla sua, in modo indissolubile e inevitabile. Così, quando consuma il suo pasto, la ragazza non può che fare a meno di pensare al Fuhrer, nella triste consapevolezza che anche lui, nonostante i suoi gesti, è umano esattamente come lei: anche lui mangia, digerisce, va in bagno. In effetti, la vita di Rosa è adesso soltanto sopravvivenza e la fame vince la paura, tanto che mangia voracemente, con appetito, quel cibo che potrebbe costarle la vita. Nonostante la rassegnata sottomissione e il ripetersi sempre uguale di quelle giornate vuote, piatte, che da un momento all’altro potrebbero essere le ultime, alcuni sprazzi di vitalità, di emozioni, di energia iniziano a farsi largo nell’esistenza di Rosa come lampi improvvisi in una notte d’estate, così repentini da dubitare della loro effettiva realtà. Nel corso dei pasti, infatti, i rapporti con le altre donne si intrecciano sino a tessere intrighi, segreti, discordie e i primi abbozzi di amicizia e nascosta complicità; Rosa coltiva anche la paura, l’odio nei confronti di un tenente, Ziegler, che inaspettatamente si trasforma da carnefice ad amante in una storia di cruda, autentica passione.
È proprio su questo conflitto fra vivere e morire, fra i sogni segreti del cuore e il comportamento che si è costretti a tenere all’esterno, che ruota il romanzo. Rossella Postorino fa danzare fra loro le parole fino a solcare gli angoli più profondi dell’animo umano, i sentimenti contraddittori e ambigui che lo abitano, la disarmante forza dell’istinto di sopravvivenza anche nella profondità del dolore. Così, leggendo questa storia che racconta la Germania nazista in modo nuovo e originale, esplorando aspetti della guerra prima mai considerati, una domanda, fra tutte, s’impone con schietta brutalità: che cosa si sarebbe disposti a fare pur di sopravvivere?
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