Ansia generalizzata, attacchi di panico, depressione, stress: negli ultimi anni stiamo assistendo ad un rapido incremento di questi disturbi psicologici sulle nuove generazioni, con importanti ripercussioni anche sulla salute fisica e, in generale, sul benessere dei nostri figli.
La psicologia evolutiva prova ad offrire una chiave di lettura di questo fenomeno, prendendo in considerazione l’impatto dell’educazione sui bambini nei primi tre o quattro anni di vita. È proprio l’educazione, infatti a costituire l’ elemento primario per la strutturazione del sé e dell’identità degli individui.
L’imprinting che viene offerto ad un figlio e l’ambiente in cui viene cresciuto e stimolato costituiscono la base alla quale il bambino farà riferimento nei successivi stadi di apprendimento per poter strutturare le proprie risposte. Inoltre, è attraverso l’esempio concreto fornito dagli adulti che il piccolo può assimilare delle nuove conoscenze, attraverso l’imitazione. Di conseguenza, se il genitore è insicuro e timoroso, sarà molto probabile che il figlio acquisisca tali atteggiamenti nell’affrontare il mondo.
Come essere buoni genitori. Come NON essere un genitore iperprotettivo.
Come mai, allora, gli adulti di oggi risultano essere così spaventati e ansiosi? Di che cosa si ha paura?
Il desiderio di proteggere il proprio figlio, di saperlo al sicuro, è qualcosa di estremamente naturale ed è, anzi, uno degli obiettivi principali dell’essere genitori. Ciascuno di noi desidererebbe che il proprio figlio, piccolo o grande che sia, fosse risparmiato dalle delusioni, dai fallimenti, dal dolore e, fino ad un certo limite, è normale cercare di farlo.
Quand’è allora, che si supera questo limite? Quando, cioè, la nostra presenza premurosa e protettiva diventa un problema, tanto da ostacolare la crescita dei nostri figli e da impedire loro che sviluppino le proprie abilità di vita e la propria autonomia? Quando le nostre paure diventano le loro?
Prendiamoci qualche minuto per analizzare con onestà il nostro comportamento e decidere se ci riconosciamo nel ritratto del genitore iperprotettivo.
Facciamo a nostro figlio mille domande nella speranza di sapere, della sua vita, ogni più piccolo dettaglio?
Non gli permettiamo, ovviamente in rapporta all’età, di allontanarsi, di fare delle piccole esperienze in autonomia, di esplorare ciò che ancora non conosce?
Come essere buoni genitori. Come NON essere un genitore iperprotettivo.
Abbiamo l’abitudine di sostituirci a lui, cioè di fare al posto suo delle cose che sarebbe in grado o che dovrebbe essere in grado di fare da solo? Lo togliamo dagli impicci? Risolviamo i suoi conflitti, andando a parlare coi genitori di quel compagno che lo ha infastidito? Interveniamo per fare in modo che non affronti una sua difficoltà?
Ci lasciamo troppo coinvolgere dalla vita scolastica o extrascolastica di nostro figlio, ad esempio assicurandoci che abbia il compagno di banco adatto, l’allenatore migliore, il ruolo più adatto in squadra ecc?
Ecco, se tutti questi comportamenti o la maggior parte di essi ci sono familiari, è bene che ci chiediamo se stiamo aiutando nostro figlio ad imparare a volare o non stiamo, piuttosto, dicendogli che volare è una cosa troppo difficile per lui.
Che fare, allora, se ci rendiamo conto che finora abbiamo un po’ esagerato? Che siamo, insomma, nella lista dei genitori che tendono ad essere iperprotettivi?
Prima di tutto, dobbiamo comprendere che se proteggeremo i nostri figli da tutto, diventeranno degli adulti insicuri, timorosi, incapaci di affrontare le prove, le difficoltà, il dolore. È proprio da piccoli, infatti, che si pongono le basi della sicurezza in se stessi, del problem solving e che si impara che la vita, talvolta, comporta anche un po’ di dolore, che va accettato e vissuto per poter essere superato.
La prima scuola di life skills è proprio quella che possiamo offrire noi da genitori. Come? Ad esempio, insegnando a nostro figlio come affrontare le situazioni di conflitto con i compagni, anzichè risolverle per lui, come comunicare in modo assertivo, come reagire alle provocazioni ecc. Oppure, aiutando nostro figlio a comprendere il valore di un brutto voto e a parlarne con l’insegnante per rimediare, anzichè farlo al posto suo! O ancora, lasciando che sia lui ad annotare i compiti sul diario in modo puntuale, anzichè essere noi a presentargli la lista rimediata sul registro elettronico o sul gruppo delle mamme! In questo modo lo aiuteremo a sviluppare delle abilità utili per il suo futuro.
Come essere buoni genitori. Incoraggiare la loro autonomia
È poi importante che incoraggiamo la sua autonomia: cose semplici come rifare il proprio letto, lavarsi oppure tagliarsi la carne nel piatto possono essere fatte in maniera più o meno autonoma già intorno ai 5-6 anni! È importante incoraggiare i bambini a fare le proprie esperienze, in maniera indipendente, sentendosi sostenuti dal proprio genitore. E quando capiterà che non ci riesca, che fallisca, che resti deluso, è bene rimanere calmi, rassicurarlo sulle sue capacità e sul fatto che, la prossima volta, andrà sicuramente meglio!
Infine, ma non meno importante, proponiamoci ai nostri figli come modello: mostriamo loro, cioè, che anche un “grande” qualche volta ha paura, ma l’affronta, che talvolta sbaglia, ma lo riconosce, lo accetta e cerca di imparare dal proprio errore ecc. Se nostro figlio fatica a fare nuove amicizie, insomma, non andiamo noi a presentarlo ai suoi coetanei, ma spieghiamogli che talvolta anche la mamma ha un po’ di timore a presentarsi a degli sconosciuti, raccontiamogli la nostra strategia per affrontare quella situazione difficile ed incoraggiamolo a trovarne una propria.
Anche se per noi non sarà facile, seguendo questi semplici consigli cresceremo dei figli più sicuri di sè, più consapevoli dei propri limiti ma anche preparati ad affrontarli. E quando arriverà il giorno in cui ci sentiremo “inutili” perchè non avranno più bisogno di noi, quello sarà il giorno in cui sapremo di aver fatto un ottimo lavoro!