“L’amicizia non è una grande cosa, è un milione di piccole cose” (cit.)
Si dice spesso che noi esseri umani siamo degli “animali sociali”, in riferimento al nostro bisogno di instaurare relazioni e di entrare in contatto con i nostri simili, per motivi legati sia al piacere che al supporto emotivo, all’apprendimento e al confronto costruttivo.
Le reti virtuali e i dispositivi tecnologici dovrebbero favorire l’interconnessione e la reciprocità, ma nel corso degli ultimi anni è stata verificata una tendenza sorprendentemente opposta: i contatti reali, di fatto, e cioè il rapporto diretto e anche fisico con i nostri simili, si sono progressivamente ridotti, con effetti deleteri sul benessere e sulla salute dei singoli.
Come trovare sempre amici nuovi
A rimetterci maggiormente è stata la categoria degli amici intimi: è frequente, infatti, che i rapporti stretti e duraturi siano carenti, tanto che chi può vantarne una rete abbastanza ampia, che superi i 3-4 individui, può ritenersi fortunato, se non addirittura un’eccezione.
Insomma, è la diffidenza ad averla vinta sulla fiducia e sull’intimità: appare prioritario assumere un atteggiamento difensivo e di protezione piuttosto che uno di apertura e dialogo, ed è raro poter affrontare discorsi che riguardino la sfera privata con una cerchia di amicizie che superi le poche unità.
In un certo senso, ci siamo disabituati alla relazione: in una società ad impronta individualista sono molto più diffusi i concetti di confronto e competizione che non quelli di supporto, solidarietà e altruismo. Di conseguenza, ciascuno è condizionato a proteggersi da possibili frustrazioni o delusioni che derivano dal confronto con gli altri e ciò va a discapito dei rapporti interpersonali, che si mantengono ad un livello di superficialità.
Per entrare in contatto più profondo con qualcuno e riuscire a correre il rischio di sentirsi vulnerabili è innanzitutto necessario abbassare le proprie barriere difensive: di norma, per entrare in intimità con una persona sono necessarie parecchie ore trascorse assieme, che secondo alcuni studi si aggirano addirittura attorno alle duecento.
Tuttavia, la predisposizione mentale che si assume rispetto all’obiettivo è fondamentale per il suo raggiungimento, perciò focalizzarsi sulla riduzione delle proprie paure e delle barriere che più o meno consapevolmente erigiamo per proteggerci può essere già estremamente proficuo.
Mettersi a nudo ed esporre a qualcuno le proprie fragilità, ovvero quei lati di noi stessi che fatichiamo ad accettare, può essere difficile, ma è proprio questo che permette di instaurare legami profondi, perché ci si relaziona mettendo in gioco quello che realmente siamo, e cioè un mix di pregi e difetti.
La psicologia sociale ha identificato alcuni set di domande che permettono di entrare in profonda intimità con qualcuno, non tanto perché siano magiche o costituiscano una pillola per vincere le inibizioni, ma perché sono molto profonde ed introspettive; pertanto, rispondendo con onestà e trasparenza è possibile entrare in connessione in primis con il proprio vero sentire e poi con quello di chi ci sta accanto.
Il punto, dunque, non è tanto possedere la chiave, cioè le domande, bensì saperla inserire nella giusta serratura, e cioè offrire risposte sincere vincendo le resistenze: di norma, è proprio superando il disagio di esporsi che si arrivano a toccare sentimenti, ricordi e pensieri molto personali.
La vera forza consiste proprio nell’ammettere le debolezze senza provarne vergogna, perché siamo tutti accomunati dal fatto di essere umani e quindi imperfetti.
Per procedere con spontaneità e fiducia nell’instaurazione di un rapporto intimo, poi, è bene praticare la socializzazione “non protetta”, ovvero rendersi consapevoli di quali sono i comportamenti o le strategie che mettiamo in atto per non esporci troppo agli altri o mascherare le nostre fragilità, in modo da arrivare poco alla volta ad evitarli.
Restare sulla difensiva induce anche chi ci circonda ad adottare lo stesso atteggiamento, perché ad essere percepiti sono ostilità e diffidenza: se vogliamo instaurare un clima di apertura e serenità, dobbiamo essere disposti a compiere il primo passo.
Evitare di fare complimenti, non approcciarsi mai per primi in una conversazione, glissare su determinati argomenti o tollerare poco il contatto visivo sono tutte protezioni che indossiamo per “salvare la pelle”, senza accorgerci che l’unico nemico sono le nostre stesse paure e la mancanza di fiducia in noi stessi.
Per imparare a scioglierci e ad essere autentici, è importante saper utilizzare il cervello emotivo, ovvero la parte della nostra mente più finalizzata ad occuparsi del sistema sociale e delle connessioni: il tempo con gli amici non dovrebbe costituire un problema, perciò relazionarci con la nostra parte analitica non fa che indurre ad uno spreco di energie. Prestare attenzione e diventare consapevoli di come utilizziamo le nostre risorse psichiche è sufficiente per imparare come dosarle al meglio.
Come trovare sempre amici nuovi
Infine, interpretare dei ruoli diversi a seconda delle situazioni può essere utile per conoscere noi stessi e i nostri limiti: questo non significa falsarsi, ma connettersi agli altri con una sfaccettatura di volta in volta differente in base ai contesti. In questo modo, potremmo sperimentarci e al tempo stesso rivelare a chi ci circonda dei tratti inaspettati di noi, che possono sempre rivelarsi utili alla nostra crescita.
In più, l’idea di recitare, e quindi di rispettare dei pattern più o meno definiti, permette di ridurre l’ansia da prestazione e, paradossalmente, di risultare più spontanei. Il contesto influenza senza dubbio la sfumatura caratteriale che viene messa in gioco, perciò è bene imparare a riconoscere le situazioni a noi più congeniali e cercare di riprodurle nei momenti in cui l’interazione ci risulta più difficoltosa, magari assumendo posizioni che ci fanno sentire a nostro agio o affrontando argomenti in cui siamo ferrati.
Ultimo, ma non per importanza, è il tipo di approccio scelto: avviare uno scambio chiedendo un consiglio o cercando di offrire un contributo disinteressato che non miri ad alcun risultato permette di far sentire considerato e stimato l’interlocutore, il quale in risposta assumerà un atteggiamento cordiale e disponibile nei nostri confronti. Porsi, invece, in modo invadente o con l’obiettivo di ottenere qualcosa suscita in chi ci ascolta una sensazione di disagio e di forzato interesse, che induce a mantenere la relazione in superficie.
È bene ricordare che relazioni sane e vere sono un ottimo supporto all’autostima individuale: non è necessario focalizzarsi sulla quantità, piuttosto è bene rendere prioritaria la qualità, perché in base ad essa il numero sarà solo un’immediata conseguenza.