DIRE, NON DIRE, COME DIRE…La comunicazione in una coppia (parte seconda)

Come comunicano gli uomini e le donne?

All’interno di una coppia, una cosa da tenere bene a mente è che uomini e donne tendono a comunicare in modo differente. Gli uomini, che ai primordi dell’umanità si dedicavano alla caccia ed erano costretti ad affrontare animali feroci, tendono a prediligere una comunicazione più pragmatica e diretta. La mente maschile è propensa a ragionare per cercare subito la soluzione di un problema: perciò, quando viene posta loro una questione offrono consigli, suggerimenti o stratagemmi per risolverla. In questo, preferiscono praticità e semplicità: in genere comunicano ciò che è essenziale, ossia quello che ritengono essere importante ed efficace in una data situazione.

Le donne, solitamente, sono molto diverse. Il loro ruolo di madri ed educatrici le ha portate ad attribuire maggior rilievo al contenuto emotivo della comunicazione: per loro, parlarsi non è solo un modo per darsi delle informazioni o trovare delle soluzioni, ma anche una strada per entrare in empatia con l’altro, per stabilire un contatto e per elaborare i propri vissuti. Verbalizzando ciò che provano, le donne infatti conoscono e capiscono meglio il loro mondo interno, lo esprimono. Per loro, far questo non ha lo scopo primario di ottenere un consiglio pratico, ma una validazione delle proprie emozioni, ossia una conferma dell’importanza e della legittimità di quello che sentono o pensano. Quando dice una cosa, una donna cerca sintonia ed empatia dall’esterno.  Questa prima differenza è spesso all’origine di liti e problematiche nella coppia. Infatti, un uomo sente spesso il bisogno che gli vengano spiegate le cose: molte incomprensioni nascono perché la donna si aspetta che il partner dovrebbe intuire o capire da solo i suoi bisogni, mentre nella maggior parte dei casi non è così. Le donne, invece, si aspettano spesso appoggio e sostegno da parte del partner più che delle soluzioni pratiche, che anzi a volte possono sembrare dei modi di minimizzare il disagio e quindi irritare.

È bene perciò che, nella vita di coppia, gli uomini puntino a far sentire la donna compresa con frasi del tipo “Dev’essere difficile…”, “e’ comprensibile che tu ti senta così…” ed evitino di elargire subito dei consigli pratici. Le donne, invece, devono ricordare di non dare per scontate le loro esigenze e di spiegarle sempre al partner in modo semplice e chiaro.
Un’altra curiosa differenza, anche se meno rilevante nelle sue implicazioni per la vita di coppia, riguarda la comunicazione di uomini e donne con persone del loro stesso sesso. Gli uomini, infatti, tendono a comunicare tra di loro per rimarcare il proprio valore ed avere conferme dagli altri rispetto ad esso: parlano di sé, dei risultati raggiunti, del lavoro. Amano coinvolgersi in attività pratiche, dove mostrare le loro capacità, e in giochi competitivi: non a caso, sport come il calcio, il rugby o la pallacanestro vanno molto di moda nella popolazione maschile. Le donne, invece, attingono dalla conversazione con le altre risorse per entrare in contatto con sé stesse e conoscersi: quando ascoltano le storie di altre donne, le confrontano con la propria per meglio elaborarla e approfondirla; allo stesso modo, parlare della propria esperienza è utile alla stessa funzione.

 

Tre stili di comunicazione

Proseguendo, sia per lui che per lei è opportuno sottolineare che esistono tre modalità di comunicazione: passiva, aggressiva e affermativa (detta anche assertiva).

La prima si ha quando la persona dà priorità agli obiettivi e ai bisogni altrui, anche a discapito di sé stessa. Questo fa sì che tenda ad esprimere poco il suo pensiero e le sue esigenze, spesso per timore della reazione dell’interlocutore, o anche soltanto perché non si attribuisce molta importanza a sé, dando maggior spazio a ciò che l’altro mostra di volere. Chi predilige questo tipo di comunicazione in genere parla poco, fatica ad intervenire in discussioni di gruppo e a mantenere il contatto oculare, ha un tono di voce basso e manca di sicurezza in sé. Avere uno stile passivo spesso rende la persona incapace di far capire agli altri ciò di cui ha bisogno e la espone a mancanze di rispetto e prevaricazioni, non sempre volontarie, da parte degli altri. Anche le conseguenze su di sé non sono minori: se si adotta una comunicazione passiva, è normale sentirsi spesso ansiosi, depressi e confusi perché incompresi dagli altri.
Al contrario, una persona con una comunicazione aggressiva si esprime come se solo ed esclusivamente i suoi bisogni contassero. Tende infatti ad irritarsi facilmente, usare un tono alto e brusco e ad usare un linguaggio offensivo. Chi preferisce questo stile di comunicazione ascolta poco gli altri, li interrompe e non è predisposto al compromesso; ciò può generare un senso di alienazione e frustrazione sia in sé che negli altri.
La comunicazione affermativa è caratterizzata invece dal dare importanza contemporaneamente ai bisogni sia propri che degli altri. Chi la usa esprime il suo pensiero e le sue emozioni in modo chiaro e rispettoso, ma ascolta e si interessa anche di ciò che l’altro trasmette. Sicurezza e disponibilità al compromesso caratterizzano questo stile. Le conseguenze dell’uso di questo stile sono la capacità di affrontare e risolvere i problemi, la possibilità di entrare in contatto con sé stessi e con gli altri, la creazione di un ambiente sano e rispettoso.
In letteratura, viene spesso nominato anche un quarto stile, quello passivo-aggressivo. Esso è tipico di chi appare passivo a prima impressione, ma cova in realtà rabbia e risentimento, che esprime in modo velato, ambiguo e indiretto. Chi usa uno stile passivo-aggressivo si sente spesso impotente e bloccato, perché incapace di affrontare un problema in modo chiaro ed efficace. Un comunicatore passivo-aggressivo tende ad avere comportamenti quali: imprecare sottovoce tra sé e sé piuttosto che con la persona interessata, usare il sarcasmo, fingere di fare involontariamente cose che infastidiscono o disturbano, avere una mimica incoerente con ciò che provano e non riconoscere la propria rabbia.
Com’è facile intuire, lo stile di comunicazione da preferire è quello assertivo: come si è visto, infatti, gli altri comportano svantaggi sia per sé che per gli altri e quindi inficiano la qualità delle relazioni.

 

Messaggi IO e messaggi TU

Un segreto per riuscire ad essere affermativi è quello di preferire l’uso della prima persona singolare rispetto alla seconda. Lo indica l’autore Thomas Gordon, che distingue appunto tra “messaggi Io” e “messaggi Tu”. I primi consentono di esprimere i propri bisogni senza far sentire l’altro attaccato, perché pongono l’accento sui propri vissuti personali anziché sulle sue eventuali colpe. Un esempio di questo tipo di comunicazione è “Ho bisogno che tu svolga il tuo lavoro più velocemente.” I “messaggi Tu”, al contrario, addossano la responsabilità sull’interlocutore; anche quando ciò è effettivamente vero, questo modo di interagire è disfunzionale perché mette l’altro sulla difensiva. Un esempio di “messaggio Tu” è : “Sei troppo lento nel fare il tuo lavoro”.
Molto spesso usiamo i “messaggi Tu” senza rendercene conto. Prova a riflettere su questo aspetto e a porre maggiore attenzione al tuo modo di comunicare, provando ogni tanto ad utilizzare la prima persona singolare e ad esprimere i tuoi bisogni con chiarezza, senza valutazioni. In questo modo, risulterai più collaborativo/a e potrai dare anche delle critiche costruttive.

 

ESERCIZIO 

Trasforma i “messaggi Tu” in “messaggi Io”. Le prime righe della tabella sono già completate a titolo esemplificativo; le ultime sono vuote in modo tale che tu stesso/a possa riempire la casella “messaggio Tu” quando ti rendi conto di averne detto uno, per poi provare a riformularlo in un “messaggio Io”.

 

MESSAGGIO TU MESSAGGIO IO
Sei il solito ritardatario Mi dà un po’ fastidio quando arrivi in ritardo.
Tu non mi capisci Non mi sento compreso/a quando mi parli in questo modo
Mi metti fretta Mi sento un po’ in ansia quando mi dici di fare tutto questo
Sei seccante
Non mi ascolti mai
Ti devi sempre giustificare
Hai sbagliato
Devi darmi più attenzioni
Pensa bene a ciò che dici
Sei uno spendaccione

 

 

 

 

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