Concentrarsi sulle relazioni e sul rapporto coi propri cari per capire se stessi

Chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato.

Albert Einstein

Molte volte, come terapeuta, mi sono trovato ad avere a che fare con situazioni complesse e irrazionali. Le persone sono spesso combattute da desideri inconciliabili, da tendenze opposte che tuttavia convivono insieme nel loro animo. In genere, i pazienti sono così contraddittori anche perché sono influenzati da pensieri o azioni di altri, come per esempio i familiari; la cosa più sorprendente, però, è che a più di qualcuno accade di essere condizionato da fatti di cui era ignaro, magari successi ai propri genitori o ai nonni prima di loro.
Esistono diverse teorie per spiegare questi casi assai curiosi: Freud parlava di “fantasmi”, che si tramanderebbero di generazione in generazione a livello inconsapevole. Il suo allievo Jung, però, sosteneva invece l’esistenza di un inconscio collettivo, una mente ctonia e invisibile, sotterranea a tutti gli esseri umani, dalla quale la psiche di ognuno attingerebbe immagini e significati condivisi anche dagli altri. Non è infatti un caso, secondo Jung, che molte fiabe e leggende popolari abbiano simili trame in tutte le culture: esse trarrebbero ispirazione proprio dalle maree insondabili e inconoscibili dell’inconscio collettivo.

 

Concentrarsi sulle relazioni e sul rapporto coi propri cari per capire se stessi

Oggi sembra che queste supposizioni siano state confermate dalle ultime scoperte nel campo della fisica quantistica. Si è infatti rilevato come i criteri di obiettività e rigore richiesti dalla fisica classica spesso non reggano: è stato dimostrato come ogni entità, quando viene osservata, è inevitabilmente modificata e plasmata dalla prospettiva dell’osservatore, che ne cambia le caratteristiche fisiche. Nel 1928, inoltre, il venticinquenne Paul Dirac ha rilevato che, quando due sistemi interagiscono fra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come distinti, ma divengono un unico sistema. Anche a distanza di tempo, infatti, le due particelle continuerebbero a influenzarsi, così che il destino di una è inestricabilmente connesso a quello dell’altra. Anche se quest’ultima scoperta è valida soltanto per i modelli microscopici, tali intuizioni suggeriscono che la forza degli scambi e delle relazioni fra gli esseri viventi è molto più intensa di ciò che si credeva un tempo, operando a livelli ancora ignoti. Una nuova conferma in favore di quest’idea è stata data anche dagli studi sulle cellule: fino a poco fa, infatti, si riteneva che il nucleo fosse il cuore pulsante della cellula, ma ora è stato possibile dimostrare come essa riesca a vivere per un periodo di tempo anche senza nucleo, a patto che la sua membrana, la quale garantisce gli scambi con le altre cellule, sia funzionante. Non il nucleo, dunque, bensì la membrana, ossia la relazione e il contatto con gli altri, sarebbe il cardine imprescindibile della vita, così come sono le interazioni e gli incontri a condizionare in maniera imprescindibile l’esistenza umana.

 

Concentrarsi sulle relazioni e sul rapporto coi propri cari per capire se stessi

Anziché riferirsi sempre e soltanto ad una psiche individuale, dunque, sarebbe più corretto parlare di una mente collettiva, simile a quella immaginata da Jung, che si estende ben oltre i confini spazio-temporali e unisce in sé persone e fatti di diversi luoghi e momenti. Si pensi, per semplicità, ad un tessuto costituito da una trama sottile e fitta di fili che si intrecciano fra loro in modo tanto complesso che è impossibile distinguerli l’uno dall’altro. Ognuno di loro rappresenta la mente idiosincratica dell’individuo, in parte separata dalle altre, ma allo stesso tempo inestricabilmente legata ad esse: se si tira un filo, anche gli altri legami si scioglieranno o muteranno. In effetti, ognuno di noi risente della propria storia, di ciò che è avvenuto nelle generazioni precedenti, ma anche della modernità, di quello che accade in altre parti del mondo.
È oggi infatti sorta l’ipotesi che questa mente unica esista, ma che non sia rintracciabile in una struttura fisica vera e propria, come il cervello, quanto piuttosto in un potenziale quantistico in grado di condizionare, a livello energetico, la materia. Essa sarebbe dunque trascendente alle singole individualità; ognuno di noi, però, si percepirebbe unico e separato dagli altri a causa dei limiti fisici del proprio corpo, limiti che però possono essere superati nel corso di esperienze mistiche e rituali.
Insomma, c’è ancora molto da approfondire e da indagare nel campo della psicologia. Se però le ricerche stanno andando nella direzione di evidenziare ancor di più il ruolo saliente e fondamentale del contatto con gli altri nelle nostre vite, sarebbe forse utile concentrarsi un po’ di più sulle relazioni e sul rapporto coi propri cari piuttosto che sul dovere e sulle incombenze quotidiane, ricordando che un terapeuta può aiutare a districare meglio la massa di fili in cui siamo ingarbugliati.

 

 

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