La maggior parte dei cambiamenti parte da una scelta, più o meno consapevole: solo assumendoci la responsabilità di una situazione e modificando il nostro modo di vederla, possiamo darle una svolta.
Si dice, a ragione, che affinché le cose cambino non possiamo pretendere che siano gli altri a fare qualcosa, ma dobbiamo essere noi in primis a prendere le redini e ad assumere prospettive nuove, per agire in modo differente e quindi, forse, più efficace.
Capire cos’è la dipendenza affettiva
Capita, però, di canalizzare le energie su fatti e circostanze esterne che puntiamo a modificare, ma di dedicare raramente al cambiamento di noi stessi una partecipazione sufficiente.
Riscoprirsi, invece, nonché cercare di reinventarsi, è proprio una delle strategie più efficaci per acquisire più fiducia in se stessi, più autonomia e maggiore autostima: ciò consente, in primo luogo, di liberarci dal bisogno di approvazione a cui spesso ci ritroviamo sottomessi.
La smania di perfezione, la necessità di essere riconosciuti sempre come eccellenti ed efficienti, il desiderio di incarnare alla perfezione un modello preposto ci costringono a ritrovarci stanchi, frustrati e infelici perché incapaci di corrispondere a degli standard inflessibili: questo, a lungo andare, ci tiene incatenati in una competizione senza fine, che spesso termina in maniera insoddisfacente e pure dannosa.
Sempre di catene metaforiche si può parlare per descrivere un’analoga forma di dipendenza, quella affettiva: anche in questo caso, pur senza esserne pienamente consapevoli, ci si ritrova ad affidare a qualcun altro il potere di controllare le decisioni che riguardano noi stessi e la nostra vita, appoggiandosi con fare bisognoso ad un’ancora che diventa poi, poco a poco, un macigno che trascina sul fondo.
Essere vittime di dipendenza affettiva significa convincersi di apparire persone fragili, insicure e bisognose di appoggio, incapaci di prendere decisioni per se stesse senza prima essersi consultate con delle “figure di riferimento” che limitano, in realtà, l’autonomia.
Di fatto, le soluzioni più opportune per sé risiedono nella persona stessa e, nonostante sia fondamentale confrontarsi e chiedere consigli, è altrettanto importante imparare a discernere il proprio sentire dal bisogno limitante di essere appoggiati.
Legarsi in maniera dipendente a qualcuno, reclamando sempre maggiori attenzioni e perdendo poco a poco la propria indipendenza in merito a questioni personali, spesso indica una mancanza di senso di responsabilità e una forte paura di sbagliare, legata alla necessità perfezionistica di non fallire mai. Delegando la scelta ad altri, il rischio dell’errore è arginato, ma così facendo è chiaro che anche il proprio senso di identità e di affermazione personale viene meno.
La dipendenza affettiva, tuttavia, sembra rappresentare un inconveniente piuttosto frequente nelle relazioni di coppia: per accontentare l’altro, nella credenza illusoria di non perderlo, si accantonano le proprie esigenze, le proprie risorse e i propri punti di vista, in favore di un compiacimento che in modo graduale si tramuta in una prigione, talvolta anche comoda, in cui crogiolarsi, a cui consegnare la propria presunta incapacità pur di non esporsi mai a nessun rischio.
Rendersi conto che l’obbligo nei confronti di altri, siano essi un partner, degli amici o figure di altro genere, limita fortemente le libertà di scelta e di azione è importante per arrestare questa tendenza deleteria, la quale va paradossalmente ad inficiare questi stessi rapporti, vissuti con sottomissione dal lato del dipendente e con intolleranza da quello della personalità dominante, che di solito è un narcisista.
Eliminare la dipendenza affettiva
Per modificare tale atteggiamento e smentire la propria presunta fragilità è necessario pensarsi in modo diverso con costanza e impegno, fino a mettere in pratica delle azioni concrete che possano far acquisire un senso di stabilità dal punto di vista dell’autonomia. Pochi gesti vissuti in maniera consapevole permettono di arginare il rischio di dipendenza: sperimentarsi da soli in qualche attività, creare ambiti e spazi di intervento personali dove non sia possibile appoggiarsi a figure carismatiche, riscoprire i propri interessi o provarne di nuovi, dedicarsi a ciò che appassiona senza puntare ad un risultato ….
Non ultimo, è importante lavorare sul senso di colpa: di fatto, smettere di appoggiarsi a qualcuno può provocare nell’altro una sensazione di “tradimento” se questi utilizzava il nostro bisogno come mezzo per alimentare il proprio ego e l’autostima; di conseguenza, ciò potrebbe farci sentire colpevoli.
È bene ricordare, invece, che chi ci vuole bene non solo rispetta le nostre esigenze, ma ci stimola ad acquisire consapevolezza della nostra libertà e a crescere in creatività, indipendenza e forza.
A questo proposito, per migliorare il proprio benessere ed approfondire la connessione con se stessi può essere utile aumentare la qualità della comunicazione, lavorare sulla percezione e gestione della propria emotività, accettare il proprio mondo interno e occuparsi man mano degli aspetti più difficili da affrontare, in modo da potersi sorprendere delle proprie passioni innate e poterle utilizzare per far fiorire se stessi e, di conseguenza, dei rapporti più sani.