Procrastinare significa rimandare a domani, o peggio ad un tempo non determinato, ciò che si può fare oggi.
Si tratta, in sostanza, dell’incapacità di iniziare o di portare a termine un compito, accumulando insoddisfazione e reprimendo energie che, se impiegate, permetterebbero di sentirsi più attivi ed efficienti, nonché di accrescere la propria autostima.
Come smettere di procrastinare: due semplici metodi
Perché assumere un tale atteggiamento, se si è consci della sua dannosità?
Di fatto, posticipare un’attività o un obiettivo non fa che indurci ad accumulare gli impegni ad un momento che potrebbe non arrivare mai, o di fronte al quale ci potremmo ritrovare così carichi di incombenze e problemi da essere incapaci di gestire l’ansia, finendo per non combinare proprio nulla, se non addirittura peggiorando una situazione che di per sé potrebbe anche essere positiva.
Molte volte la ragione consiste nel perfezionismo, che è il desiderio di realizzare tutto esattamente secondo le nostre aspettative e in base al nostro modo di concepire la realtà: non ci concediamo di iniziare nulla se non siamo certi di poterlo terminare entro i tempi previsti e nelle dovute maniere, finendo per non iniziare mai nemmeno l’attività più semplice. Per un perfezionista, poi, l’idea di ottenere un risultato diverso dal previsto e di commettere errori durante il percorso è intollerabile, perciò tenderà ad aspettare sempre l’occasione più proficua prima di permettersi di procedere: questa, tuttavia, non esiste, perché ogni occorrenza presenta dei vantaggi e degli svantaggi e sta a noi saper gestire con abilità gli imprevisti.
Un altro motivo di procrastinazione è la mancanza di fiducia in se stessi, altra caratteristica dei perfezionisti, ma non solo: l’idea di “non riuscire”, cioè di non essere “abbastanza” (bravi, efficienti, produttivi, intelligenti, adatti, ecc.), spinge ad evitare qualsiasi approccio, perché mettersi alla prova potrebbe implicare il rischio di veder verificata tale ipotesi o di commettere qualche figuraccia.
Ciò che va modificato, perciò, non è tanto il numero di attività in programma: talvolta si è portati a credere che esponendosi alla pressione delle aspettative, proprie o altrui, si otterrà lo stimolo necessario per dare una svolta alla staticità, ritrovandosi poi nell’incapacità di gestire tutte le incombenze e ritrovandosi, ovviamente, ancora più frustrati.
A cambiare deve essere l’approccio mentale alle sfide della vita e alle situazioni: non è detto che iniziare qualcosa e non concluderlo immediatamente oppure commettere degli errori nel percorso sia sinonimo di fallimento. Al contrario, gli ostacoli e gli imprevisti sono parte integrante del percorso e indicano comunque un tentativo: provare è sempre più coraggioso che rinunciare. Non possiamo pensare di riuscire a fare tutto nella vita, tuttavia è necessario tentare per capire cosa fa per noi e cosa no.
Procrastinare è un’attività tipica di chi prova ansia o si pone obiettivi poco realistici, perché è proiettato nel futuro e poco connesso con il presente: in realtà, è nel qui ed ora che possiamo intervenire per modificare le nostre azioni e indirizzarle ad un risultato consecutivo, pertanto una preoccupazione eccessiva per ciò che non sappiamo se realmente accadrà non è funzionale. Far leva sui benefici del presente è una soluzione adatta a motivarsi, dato che spesso i rischi a lungo termine, non essendo percepiti, non possono sollecitare il nostro senso del dovere.
Ricordiamoci, inoltre, che secondo recenti studi è maggiore la sofferenza nell’atto di procrastinare che non quella provata nel momento del flusso dell’azione, di cui spesso abbiamo timore: la vera difficoltà sta nel cominciare, nel compiere, cioè, il primo passo. Una volta avvenuto l’approccio, il resto viene da sé come sua naturale conseguenza. Inoltre, per mantenere acceso lo stimolo all’azione, è utile rendere immediati i benefici, che spesso posticipiamo al compimento del dovere senza mai raggiungere davvero la gratificazione: ad esempio, possiamo predisporre più “ricompense” a breve termine, concedendoci qualcosa di piacevole per ogni attività compiuta, anche semplice, che di solito tendiamo a rimandare. Darci delle metaforiche pacche sulle spalle e riconoscere i nostri progressi suddividendo le azioni impegnative in step più ridotti aumenta l’autostima e ci rende più consapevoli dei passi fatti.
Come smettere di procrastinare: focalizzarsi sull’obiettivo
Un’ulteriore alternativa, contraria alla precedente, è di anticipare la “punizione” del rimandare, cioè costringerci ad entrare in contatto con il senso di disagio che proviamo quando rimandiamo qualcosa o ci ritroviamo oberati di incombenze perché non abbiamo saputo agire prima, anche potendolo fare.
Ad esempio, allenarci con qualcuno può indurci a percepire imbarazzo se saltiamo gli appuntamenti sportivi, motivandoci all’impegno per evitare la futura vergogna di rinunciare all’intera impresa.
Infine, è bene imparare a limitare le distrazioni, programmando in anticipo le attività o riducendo la possibilità di lasciarci rubare tempo da questioni di importanza secondaria, che non rientrano nella lista delle priorità e di cui non abbiamo motivo di preoccuparci.
Difficile, ma non impossibile: possiamo scegliere tra “procrastinare la lotta alla procrastinazione” o avviarla subito, partendo dalla presa di coscienza del percorso da svolgere. A ciascuno la propria scelta.