Autonomia può essere sinonimo di crescita.
L’atto di crescere, di fatto, è qualcosa che ciascuno compie personalmente, in cui si rende conto di essere cambiato rispetto a ciò che era, di aver acquisito abilità e caratteristiche che non possedeva, di aver selezionato le qualità in cui si riassumono i suoi valori ed essersene impossessato.
Il miglioramento continuo rende l’idea di avanzamento e maturazione a cui la vita ci sottopone, attraverso le sfide in cui ci ritroviamo immersi. Le “lotte” che dobbiamo affrontare sono, infine, quelle contro i nostri limiti: per ognuno ci sono ostacoli diversi ed è importante tenere presente il proprio punto di partenza in maniera il più possibile realistica, per non sconfinare nella presunzione di onnipotenza o nello sconforto del sentirsi falliti e completamente incapaci.
Come stare bene da soli: la solitudine per riflettere
Proprio la diversità insita in ciascuno comporta la necessità di passare alcuni momenti con se stessi, per riflettere sulle proprie emozioni, sui fatti accaduti e sulle interpretazioni personali di questi eventi.
Solo a seguito di un buon dialogo interiore, tollerante rispetto ai nostri errori e alle nostre carenze, possiamo aprirci al confronto con gli altri in maniera costruttiva, senza sentirci in difetto o dipendendo totalmente dal loro punto di vista, mancando nel dare convinzione e valore alle nostre scelte.
Se affrontassimo una discussione su qualcosa che ci riguarda direttamente e su cui fatichiamo a prendere una decisione senza prima aver ragionato con calma sull’argomento, non potremmo ascoltare con interesse e gratitudine un’opinione altrui magari utile a chiarirci dettagli che non avevamo considerato. Probabilmente potremmo, anzi, percepirla come invadente e fastidiosa.
La solitudine è necessaria per sviluppare una buona consapevolezza di se stessi, dei propri obiettivi e delle proprie necessità: se accettata, permette di ritrovarci, di svuotarci dei pensieri inutili e di ricaricare le energie. Inoltre, il buio, il silenzio e la calma consentono l’attivazione delle zone più antiche e profonde del cervello, il che stimola, tra le altre cose, la creatività: questo ci permette di trovare soluzioni innovative e proficue alle questioni che, in condizioni di pressione, potremmo percepire come ingestibili e soffocanti.
Il dialogo interiore, se non sconfina nell’isolamento e nell’eccessivo rimuginio, ci induce a riscoprire la nostra direzione e a dimenticare quel senso di inadeguatezza che in alcune occasioni sociali percepiamo come ostacolante: fermarsi e ritrovare il proprio ritmo, ascoltando quello che i nostri sensi ci comunicano, spesso ci conduce senza fatica a riconoscere ciò che è più adatto a noi, eliminando la necessità di troppi ragionamenti tanto stancanti quanto inconcludenti.
I retaggi culturali e l’educazione ci fanno vivere la solitudine come una cosa innaturale, addirittura patologica, e molte volte ci esponiamo a situazioni e relazioni inutili o magari deleterie pur di non ritrovarci a contatto con la nostra sfera privata.
Come stare bene da soli: l’accettazione
Certo, può essere difficile tollerare la conoscenza profonda di se stessi se non ci si accetta e si opera una distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato basandosi su credenze comuni piuttosto che sul nostro sentire. D’altronde, l’accettazione, da non confondere con la rassegnazione, è un passaggio chiave nella crescita personale ed implica la presa di consapevolezza della propria realtà, con pregi e difetti.
Spesso, però, si tratta più di paura di qualcosa di inconsueto che non di reale disagio: star soli, di fatto, è un bisogno psichico primario, che la mente richiede per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità; nella società moderna diventa sempre più difficile riconoscerlo e rispettarlo, immersi come siamo nella frenesia e nella costante connessione, soprattutto virtuale, con il mondo circostante.
Coltivando con cura i momenti per sé a piccoli passi, tuttavia, è possibile apprezzare sempre di più l’importanza dello “scegliersi”: la nostra vita e il nostro tempo riguardano solo noi, ed è bene imparare ad usufruirne in maniera proficua e rispettosa sia di sé che degli altri.
Disconnettersi dalle relazioni per un po’ sembra quasi un delitto e può far addirittura sentire in colpa per non essere costantemente produttivi ed efficienti: la disponibilità è data per scontata, mentre sarebbe opportuno legittimare il proprio bisogno di stare un po’ da soli, difendendo le proprie priorità da doveri, incombenze e aspettative provenienti dall’esterno.
Stringere rapporti davvero profondi e fiduciosi, infatti, è possibile solo evitando la superficialità a cui invece i rapporti virtuali e le enormi possibilità di comunicazione mal gestite ci sottopongono.
Solo il vuoto può riempirci, perché ci consente di fare spazio dentro di noi, di fare pulizia e di sintonizzarci con il nostro nucleo vitale, e per farlo abbiamo bisogno di armonia, equilibrio e di ascolto di sé.
Per l’equilibrio psicofisico e l’equilibrio del sistema nervoso, perciò, impariamo a tollerare la nostra compagnia e a farla diventare la nostra miglior consigliera.