Che tu sia un manager d’azienda, un capo-reparto, un insegnante o semplicemente una persona che si trova a dover fungere da guida per un gruppo, forse dovresti interrogarti su quale sia il modo migliore per esprimere il tuo ruolo e far sì che i tuoi sottoposti raggiungano gli obiettivi prefissati.
Ti presenterò allora diversi personaggi, tutti leader o presunti tali: se ne troverai uno che ti assomiglia particolarmente, allora fai bene attenzione ai suoi pregi e difetti, chiedendoti se quello stile è il più adatto per la situazione che devi affrontare. Se invece sei un po’ confuso, allora prova a distinguere quali abilità o talenti hai già e quali invece “ruberesti” ai vari personaggi per essere un ottimo leader.
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Il tiranno: come dice il nome, questa figura tende a impartire ordini chiari e precisi; ascolta poco i suoi collaboratori e prende autonomamente tutte le decisioni. Gli svantaggi di questa modalità sono quasi ovvi: si rischia di inimicarsi i dipendenti e di chiudersi alle loro prospettive e punti di vista, che potrebbero essere più che utili ai fini della produttività. Tuttavia, a volte è necessario anche impersonare i tiranni: è infatti importante essere chiari e direttivi in caso di situazioni di forte crisi ed emergenza oppure qualora un mancato rispetto delle regole portasse a conseguenze gravi e pericolose. In genere, però, questo è lo stile di leadership meno preferibile.
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L’istruttore: anch’egli, come il tiranno, tende a dare molte indicazioni, con l’accortezza ulteriore, però, di spiegarne il motivo e la fondatezza. Non si limita quindi a trasmettere comandi, ma informa circa le ragioni alla base di tali scelte. Inoltre, ascolta i suoi dipendenti e comunica con loro con tatto e pazienza, fornendo feedback sulle attività. Questa modalità è funzionale in periodi di crisi e cambiamento, quando cioè è necessaria una direttiva chiara; inoltre, è molto utile se si ha a che fare con collaboratori inesperti o con bambini. Tuttavia, l’istruttore possiede il difetto di privare i suoi dipendenti di autonomia e responsabilità: ecco perché risulta inefficace con persone già competenti o con squadre che si devono autogestire. Infine, per essere istruttori è richiesto un ricco bagaglio di competenze e conoscenze.
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L’amicone: questo tipo di leader si concentra più sulle relazioni fra i colleghi che sui risultati e incentiva quindi momenti di socialità e compagnia, premiando i meriti di ognuno. A differenza dei due personaggi presentati in precedenza, l’amicone non stabilisce regole rigide e anzi dà libertà ai propri sottoposti, richiamandoli o correggendoli il meno possibile. L’amicone vanta l’invidiabile qualità di essere sensibile e accorto nei confronti del benessere dei suoi collaboratori, cosa che lo rende il più adatto ad occuparsi di gruppi in conflitto o a supportare persone in difficoltà. Tuttavia, non dando indicazioni chiare, rischia di non ottenere buoni risultati e di non essere rispettato dagli altri. Ecco perché questo stile può essere usato quando i compiti sono semplici e le prestazioni adeguate; non è però il più auspicabile in situazioni complesse, in caso di lavoratori poco esperti o, semplicemente, poco interessati a stringere amicizia fra loro.
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Il raccomandato: tende a delegare tutti i compiti e le responsabilità ai propri sottoposti, facendoli partecipare in prima persona alle decisioni importanti per il gruppo. Talvolta questo stile può promuovere l’autonomia e le qualità dei collaboratori, ma proprio per questo è efficace solo quando questi sono seri e competenti; nel caso invece in cui i lavoratori siano inesperti è decisamente sconsigliato.
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Il titano: come Atlante, condannato da Zeus a tenere sollevato il globo terrestre, così il leader titano è quello che si riempie sempre di incombenze e impegni. Infatti, tende ad affidare poche responsabilità ai suoi colleghi e non ama delegare agli altri i compiti, motivo per cui spesso finisce per sovraccaricarsi di lavoro. A meno che non si debbano per forza ottenere risultati in poco tempo, allora fare il titano non è suggerito: stress e stanchezza infatti affliggono questo personaggio, condizionando negativamente anche gli esiti del suo operato.
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Il visionario: è creativo e dalla mente aperta questo leader capace di escogitare mille modi per migliorare il futuro della propria squadra. Spesso coinvolge i suoi collaboratori trasmettendo passione e impegno. E’ forse il più geniale fra tutti i personaggi, ma ha bisogno di colleghi fidati ed esperti che possano impegnarsi in progetti molto difficili. Inoltre, ogni tanto se ne sta un po’ con la testa fra le nuvole, perdendo contatto con la realtà: anche per questo necessita del consiglio degli altri e andrebbe alternato, nel proprio ruolo, con personaggi più concreti e meno sognatori come l’istruttore o l’amicone.
In definitiva, nessuno di questi stili è davvero vincente: tutti hanno delle buone qualità, ma anche dei pesanti difetti che non li rendono adatti ad ogni situazione. Proprio per questo, è importante rubare abilità e caratteristiche a tutti i personaggi, riflettendo bene su quando è meglio sfruttare quelle di uno e quando invece è preferibile seguire l’esempio dell’altro. Un suggerimento è inoltre quello di non considerare soltanto la situazione che si ha di fronte, ma anche le persone su cui si esercita il proprio ruolo di leader, qualcuno infatti potrebbe sentire maggiormente il bisogno di sviluppare il proprio talento attraverso compiti sempre più complessi e preferire quindi un capo raccomandato o visionario; un altro invece potrebbe essere ansioso e incerto e risentire meglio delle indicazioni chiare del tiranno o dell’istruttore. Inoltre, si è visto come le donne, rispetto agli uomini, preferiscano leader capaci di ascoltare le loro emozioni e di intervenire in caso di conflitti, apprezzando così le qualità dell’amicone.
In conclusione, la consapevolezza del proprio stile di leadership è essenziale: per ottenere grandi risultati dagli altri, bisogna in primis richiederli a sé stessi!