Insoddisfazione cronica: ecco perché non si è mai contenti

Ci si è diplomati, poi laureati, si è stati assunti e infine promossi a un grado superiore. Ci si è innamorati, sposati, si è fatta una casa insieme, poi si è iniziato a progettare una famiglia ed è arrivato il primo figlio. Eppure, nonostante la conquista di tutti questi traguardi, non si è del tutto felici. Si vorrebbe di più, magari uno stipendio più alto, maggior tempo a disposizione, un partner più romantico o più paziente, un bambino più obbediente. Ci si lamenta del governo, delle istituzioni, della suocera che brontola sempre, dei vicini, del tempo. E non si è mai soddisfatti.

Insoddisfazione cronica: ecco perché non si è mai contenti

Questa condizione, così comune ai giorni nostri, sembra banale tanto è quotidiana e frequente, ma è in realtà sintomo di un disagio più serio, definito in psicologia “insoddisfazione cronica”. Si tratta di uno stato d’animo costantemente irrequieto, frustrato e scontento, che si mantiene anche dopo eventi felici o il raggiungimento di obiettivi importanti.

b

Ma cosa genera questo stato di insoddisfazione? E soprattutto… è possibile combatterlo?

b

L’insoddisfazione nasce sempre dalla distanza fra la realtà e ciò che si vorrebbe. Tanto più, infatti, i propri sogni e le proprie aspirazioni sono diverse da quello che in effetti è la propria vita, tanto più ci si sente delusi e scoraggiati. La situazione peggiora se questa disparità non riguarda soltanto ciò che si ha, ma anche ciò che si è: in altre parole, l’insoddisfazione sale quanto meno si riesce a corrispondere alle proprie stesse aspettative. Si vorrebbe essere più ricchi, più abili nel lavoro, più intelligenti, più magri, più belli. E non si accetta mai quello che invece si è, con i propri difetti e pregi.

b

In particolare, un insoddisfatto cronico presenta queste caratteristiche:

b

  • Appena raggiunge un obbiettivo, pensa subito a quello successivo per cui impegnarsi

  • Si lamenta spesso

  • Ha standard di riferimento molto alti, se non irraggiungibili

  • Reagisce molto male ai fallimenti, rimanendo vittima del senso di colpa e della tristezza

  • È ipersensibile alle critiche

  • Si sente deluso anche dopo un successo

  • Ha aspettative molto alte su di sé e sugli altri

b

Il motivo per cui si pretende tanto da sé stessi e non si riesce ad amarsi per quello che si è spesso è dovuto non tanto ad un’ effettiva condizione di svantaggio (ad esempio, si è molto brutti o impacciati), ma ad una tendenza al perfezionismo, che porta a voler sempre di più, sempre meglio, e a non accontentarsi mai. Questo atteggiamento può dipendere in parte dalla società, che, attraverso i media, esalta canoni di bellezza e stili di vita pressoché irraggiungibili e in parte da eventi passati, che hanno instillato nella persona la credenza di non andare mai bene così com’è. Sebbene le radici di questo disagio siano dunque molto profonde, cambiare è possibile. Il primo passo per imparare a gioire di più per ciò che si ha e ad amarsi per come si è quello di puntare ad una felicità interiore e non esteriore. Cosa significa questo? Riprendendo un’idea diffusa in Oriente e sviluppata anche dai filosofi greci, il vero benessere non sta nelle conquiste materiali, come i soldi o i possedimenti, né in altri fattori esterni, quali il matrimonio o la popolarità fra gli amici, ma in sé stessi. Solo coltivando l’armonia interna e l’accettazione delle proprie condizioni, infatti, si può raggiungere un vero equilibrio e una profonda serenità. Un approccio di tal tipo risulta molto difficile in una società come la nostra, che punta tutto sull’avere piuttosto che sull’essere: proprio per questo, un aiuto psicologico è fondamentale per risalire alle cause della nostra insoddisfazione e per accompagnarci ad uno stile di vita più rilassato e funzionale.

b

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *