Non amo il termine “paziente” poiché mi evoca un’idea di passività, dove la persona subisce il trattamento del medico o del professionista. Anche la parola “utente” mi suscita una sensazione di dipendenza dalla quale chi ha bisogno di aiuto difficilmente si svincola. La definizione “cliente” la vedo più appropriata nell’ambito commerciale. Pertanto mi piace chiamare chi si rivolge a me semplicemente “persona”.
Non sarà difficile immaginare che tale individuo ha il desiderio di stare bene quanto prima. Quindi definirlo “impaziente” mi sembra più adatto. In quest’ottica il mio modo di operare come psicoterapeuta non crea né dipendenza né passività e si allontana da una logica puramente economica.
Ma come si fa ad agire in senso terapeutico in una prospettiva di brevità e sana impazienza?
Sono lo psicologo degli impazienti
Da una valutazione che ho fatto in base alla mia esperienza professionale ho constatato che sette è il numero medio di sedute psicologiche che faccio con le persone. La fine della psicoterapia viene stabilita dal livello di soddisfazione del mio interlocutore e, in genere, è una decisione che si prende assieme. Quali sono le peculiarità per risolvere velocemente una problematica psicologica?
- Per non rischiare di entrare in una sorta di paralisi da analisi non si spreca troppo tempo nella ricerca delle cause o dell’origine del problema. Se il tuo computer viene infettato da un virus non credo che tu ti chieda perché è arrivato, chi l’ha fatto e con quale scopo: molto semplicemente installi un antivirus che ripari i danni e risolva il blackout.
- L’attenzione prevalente viene posta sul come la difficoltà si mantiene in atto. Poiché tante volte le persone davanti a problemi nuovi tentano soluzioni vecchie, il mio compito è quello di proporre strategie intentate. Spesso questo viene fatto senza che la persona se ne accorga, in modo tale che non le rifiuti. La bravura del terapeuta sta proprio nella sua capacità comunicativa di infrangere la resistenza al cambiamento del suo interlocutore. Se il tuo navigatore satellitare non ti porta a destinazione, è inutile reimpostare l’indirizzo: se ti fermi e chiedi a qualcuno hai maggiore probabilità di arrivare nel posto giusto in tempo.
- Ciò che produce cambiamenti non sono le spiegazioni ma le esperienze poiché suscitano emozioni e rafforzano il senso di autoefficacia. La vera trasformazione terapeutica non avviene dentro le quattro mura dello studio ma quando la persona vive la sua quotidianità. Infatti la vita è un’insegnante severa: prima ti fa fare esperienza e poi forse ti dà le spiegazioni.
Proveniamo da una tradizione psicologica che ha dato tanto valore al passato, alla ricerca delle cause, come se la loro rimozione garantisse la soluzione del problema presente. I nuovi orientamenti teorici hanno consolidato l’idea che lavorare sul presente per progettare un futuro di benessere sia la modalità più efficace ed efficiente. Secondo la mia esperienza la persona ottiene risultati tangibili già nei primi incontri. Io come psicologo mi impegno a trovare proposte “su misura” in base alla specificità della situazione. Per la persona che si rivolge a me ne consegue un risparmio in termini di sofferenza, tempo e denaro.