Con l’aumentare dei casi di separazione e divorzio, si è assistito a cambiamenti sociali e culturali che hanno condotto alla nascita di nuove strutture familiari. Si parla infatti di “famiglie ricomposte” per indicare quelle famiglie nate dall’unione di più nuclei familiari, che si trovano a convivere insieme dopo una separazione o un lutto.
Queste famiglie, molto diffuse in altri stati europei e attualmente crescenti anche in Italia, presentano delle caratteristiche peculiari, che le differenziano da quelle tradizionali. Molte sono infatti le sfide che esse devono affrontare.
In primo luogo, in queste famiglie si assiste ad un’importante confusione dei ruoli. I figli, infatti, si trovano a condividere l’abitazione con uno dei due genitori biologici e il suo nuovo partner. Questo pone essenzialmente due difficoltà: da un lato, nei casi di separazione, c’è un altro genitore biologico, con responsabilità e compiti educativi pari a quelli dell’ex partner-convivente, che però non risiede in casa e potrebbe a sua volta avere una famiglia propria; questo può far sì che i figli fatichino a riconoscere la sua autorità e a fornirgli rispetto, così come per il genitore stesso può essere difficile impartire regole da una posizione esterna. Molti di questi adulti, avendo meno tempo da passare con i propri figli rispetto al genitore che li ha in custodia, ritengono infatti di dover intrattenerli con attività piacevoli e rilassanti per non “rovinare” le poche ore che si hanno a disposizione. In questo modo, però, assumono un ruolo contrapposto, e non paritario, a quello dell’altro genitore, delegando a lui tutti i compiti “gravosi” legati all’educazione dei figli. Dall’altro lato, nelle famiglie ricomposte c’è il partner del genitore biologico, che dal punto di vista legale non ha diritti né doveri in relazione ai figli del compagno/a, ma che, per esigenze quotidiane, si trova spesso a svolgere ruoli parentali.
Il rischio è però quello di non essere preso sul serio dai figli, che possono non accettare la sua figura. Inoltre, anche questo genitore acquisito può sentirsi a disagio nel rapportarsi con bambini e ragazzi non suoi e continuare a sentirsi un estraneo nell’ambiente in cui vive.
In definitiva, ci si trova in una situazione in cui, per i genitori, sia biologici che acquisiti, è molto difficile esercitare la loro funzione educativa. Il legame fra eventuali fratelli acquisiti può rendere ancor più complessa e delicata la convivenza.
Sono in genere i figli, più degli adulti, a manifestare il loro disagio: i bambini tendono a segnalarlo con disturbi del sonno, sintomi psicosomatici come mal di pancia o dermatiti, enuresi o difficoltà scolastiche; gli adolescenti invece si esprimono più frequentemente attraverso comportamenti litigiosi o devianti e disturbi alimentari.
Far fronte a questi rischi non è però impossibile e due adulti che si amano non devono quindi desistere a priori dal formare una famiglia ricomposta. Per prevenire tali problematiche, è importante però che la nuova coppia sia solida e pronta ad affrontare le difficoltà; un legame stretto e una collaborazione fra i coniugi sono infatti uno degli elementi più importanti per la nuova famiglia. È imprescindibile inoltre mantenere un rapporto sano con l’ex partner: i conflitti irrisolti sono fonte di disagio e difficoltà psicologiche. È importante che si mantenga una cooperazione e un rapporto civile al fine di continuare, assieme, ad assolvere ai propri compiti come genitori.
Uno psicologo può essere d’aiuto in questo caso, sia per accompagnare alla nascita della nuova famiglia, che per appianare i rancori pre-esistenti.