Un’esperienza di co-housing nel trevigiano: la Biofattoria Rio Selva

In questo articolo affronto la tematica del co-housing perché potrebbe essere una risorsa utile a molte persone per migliorare la qualità della vita e il benessere psicologico.

La fattoria Rio Selva nasce a Preganziol negli anni 70 dalla coppia Bruno Moro-Annamaria Cagnin.

L’intento con cui hanno acquistato il posto, inizialmente, è stato quello di creare un ecosistema alternativo dove crescere i loro tre figli e in cui aprirsi all’accoglienza di ragazzi con disabilità psichica. Il casolare è immerso nella natura, lo spazio esterno consta di 10 ettari di terreno in cui vi sono anche due piccoli laghetti, ex cave lasciate riempire con acqua di risorgiva. In questa micro-realtà iniziano a progettare corsi, laboratori e formazioni aperti a tutti, ciascuno pensato ed ideato per target e/o bisogni specifici del territorio.

Negli anni decidono di convertire questa tenuta di campagna e creare un co-housing: un ambiente di vita in cui condividere spazi, beni, idee, ma soprattutto valori e vissuti. Ricavano quattro nuovi appartamenti e, dopo alcune iniziali esperienze, con l’associazione “Mondo di comunità e famiglia” intraprendono questo percorso di formazione. Nel 2017 si costituisce e prende vita la nuova realtà abitativa e comunitaria.

La famiglia inizia così a condividere lo spazio, la quotidianità e la vita con altre persone e con altre famiglie che, insieme, creano buone prassi per la reciproca convivenza. A differenza di altre realtà di co-housing, a Rio Selva ciascun nucleo ha a disposizione un proprio appartamento e degli spazi comunitari che possono essere utilizzati: la cucina e la sala comune in cui si tengono riunioni periodiche tra tutti gli inquilini, che spaziano da confronti organizzativi e progettuali a momenti di condivisione di esperienze e stati d’animo. Le attività agricole, sociali e didattiche della fattoria sono gestite da un nucleo familiare che vive in co-housing; gli altri nuclei lavorano all’esterno ma hanno la possibilità di cooperare nella gestione delle attività. L’abitazione è dotata di pannelli solari e gli ambienti vengono scaldati con legname che viene preso dalla fascia di bosco, anche essa parte della proprietà.

Ci sono sempre più ricerche che dimostrano che vivere in una situazione di co-housing incide positivamente sul benessere psicofisico delle persone, non portando solo vantaggi economici, ma anche emotivi e sociali. Ma cos’è che rende così salutare vivere in una realtà comunitaria? L’ho chiesto direttamente ad una mia ex collega che ci abita da qualche anno. Agata mi riporta che, oltre al benessere dovuto al vivere immersi nella natura, è proprio la condivisione a fare la differenza, la solidarietà tra gli abitanti della fattoria, lo scambio umano, il “non sentirsi mai da soli”, il poter contare su una rete di persone attorno a sé con cui mettersi in discussione, aiutarsi e crescere. Sottolinea inoltre l’importanza dell’intergenerazionalità: al momento infatti a Rio Selva l’età spazia tra i 2 e i gli 87 anni! Oltre alle risorse, in questa sorta di “isola che non c è” non mancano i momenti difficili, momenti in cui comprendersi risulta complesso: ma forse la scelta di vivere in comune fa sì che si trovino le capacità relazionali per accogliersi nel rispetto delle differenze individuali puntando alla valorizzazione della specificità e unicità di ognuno.

 

 

 

 

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