Cinematerapia: Prova a prendermi. Comprendere l’adolescenza attraverso un film

La trama

Oggi voglio parlarvi di un film non più recente, ma ancora interessante da proporre e guardare. Catch me if you can (in italiano tradotto con “Prova a prendermi”) è un film di Steven Spielberg del 2002, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Frank Abagnale Jr. La visione è infatti incentrata sulle vicende di questo personaggio che, ancora adolescente, conduce una vita agiata grazie alla classe sociale dei genitori. La quotidianità della sua famiglia cambia però a seguito di alcuni problemi del padre con il fisco, che gli impediscono di ottenere prestiti in banca e di continuare così la brillante carriera. Frank e i suoi genitori si trovano allora a dover rinunciare al comfort e alla ricchezza precedenti e a trasferirsi in un modesto appartamentino; qui, la ristrettezza economica e la delusione per l’improvviso cambio di vita portano lentamente la coppia di Mrs e Mr Abignale a sgretolarsi, fino alla richiesta di divorzio da parte di lei. Questi eventi sconvolgono profondamente il sedicenne Frank, che si trova privato delle certezze e dei punti di riferimento precedenti; aveva sempre posto molta fiducia e ammirazione in suo padre e in sua madre e la loro improvvisa separazione lo destabilizza completamente, sottraendogli quel senso di accoglienza e calore familiare che tanto lo aveva fatto sentire amato e protetto da bambino. Incapace di accettare questa realtà così triste e dura, Frank si trova paralizzato di fronte alla necessità di scegliere se vivere con il padre o con la madre. Non essendo in grado di compiere una simile decisione, cerca allora di trovare la sua strada e di arrangiarsi da solo. Non riesce però a capire ciò che gli piace e quale percorso potrebbe portarlo a costruire la sua futura carriera, così inizia a fingere di essere altro da ciò che è.

Cinematerapia: Prova a prendermi. Comprendere l’adolescenza attraverso un film

Inizialmente si spaccia per pilota, poi per medico e addirittura per avvocato; emula i modi suadenti e accattivanti che erano stati del padre per irretire le fanciulle e conquistarsi la stima degli altri uomini; inizia inoltre a produrre assegni falsi per poter acquistare tutto ciò di cui ha bisogno e concedersi anche qualche capriccio. Il suo talento come attore, la sottile arte del mentire e la sua bravura nel creare imitazioni di veri assegni gli permettono di accumulare enormi cifre di denaro, di divertirsi e di regalare doni lussuosi ai genitori, che in segreto continua a immaginare insieme e che insiste a spronare perché ritornino in coppia. La sua attività illegale non passa però inosservata e Carl, un agente dell’ FBI, farà di tutto per provare a prenderlo…

Riflessioni e suggestioni

Guardando questo film, chiunque può rimanere sorpreso e forse anche divertito dall’impressionante abilità di Frank, interpretato da un giovane Leonardo di Caprio, di mentire così spudoratamente e di fingere tranquillamente per diverso tempo senza mai essere catturato e colto in flagrante. Se in effetti la sua storia è davvero curiosa e stupefacente, d’altro canto essa fa emergere aspetti e dinamiche molto comuni: in particolare, è emblematica delle difficoltà che molti adolescenti vivono. Come tutti i teenager, infatti, anche Frank deve fare i conti con la perdita della sicurezza e della spensieratezza che caratterizzano l’infanzia: in particolare, si trova a dover accettare il fatto che i suoi genitori, prima idealizzati e ammirati quasi fossero dei supereroi, siano in realtà degli esseri umani che possono sbagliare e deludere. Frank infatti, che prima si affidava completamente al padre per i suoi modi di fare ammalianti e che rimaneva incantato ascoltando la storia romantica di come i suoi genitori si erano conosciuti, deve accettare il fallimento, sia lavorativo che di coppia, di questi due adulti ed iniziare a trovare una sua autonomia. In questo senso di smarrimento, è allora molto difficile, per il ragazzo, capire qual è la strada giusta per lui e quale il suo posto nel mondo: la sua confusione, l’incertezza e la precarietà dei sogni giovanili che si infiammano e poi consumano come fiammiferi sono per l’appunto inevitabili nella fase di vita dell’adolescenza, in cui si deve pian piano costruire e definire la propria personalità. Di fatto, Frank non riesce a tollerare queste emozioni e si spaccia allora per più grande, per un adulto ricco e realizzato, come se il difficile percorso della crescita si potesse magicamente saltare. In realtà, così facendo il giovane non riesce a diventare nessuno perché, dietro alla tenuta scintillante da pilota e al camice immacolato da medico, si nasconde in realtà un ragazzino inesperto e spaventato dalle responsabilità. Ad aiutarlo a maturare, accogliendo le sue paure e il suo disagio, sarà proprio l’agente dell’ FBI incaricato del caso che, cercando di catturarlo, proverà in realtà a dargli dei limiti e un contenimento. È proprio grazie a lui, infatti, che Frank alla fine riuscirà a trovare una stabilità e a capire davvero quale ruolo può ricoprire all’interno della società.

Questa storia fa dunque molto riflettere su quali difficoltà possano turbare gli adolescenti, su quale dolore si trovino ad affrontare nel lasciare la terra dell’infanzia per approdare ai lidi ignoti dell’adultità; insegna inoltre che i giovani devono da una parte essere lasciati liberi di sbagliare e commettere errori per potersi sperimentare, mettere in gioco e così plasmare la loro identità, ma da una parte anche sorvegliati e tenuti sotto controllo, affinché non rimangano soli e completamente allo sbaraglio. Le regole infatti, se da una parte non possono essere troppo rigide e autoritarie, dall’altra non devono neppure essere assenti, perché garantiscono sempre un senso di protezione e sicurezza ai ragazzi, anche quando apparentemente non sono gradite o accettate.

Un altro aspetto su cui invito gli spettatori a soffermarsi è quello della possibile trasformazione dei limiti o difetti in pregi e qualità. La spregiudicatezza e la falsità di Frank, infatti, sono pericolose per lui e condannate, giustamente, dalla legge; costituiscono dunque un suo lato negativo. Tuttavia, nel corso della storia, queste caratteristiche si trasformano in risorse importanti ed è proprio su di esse che il ragazzo riuscirà a fondare la nuova vita di adulto; la sua conoscenza in fatto di assegni e la sua dimestichezza con tutte le procedure possibili per imitarli saranno infatti soltanto alcuni dei talenti che gli verranno riconosciuti e valorizzati. Questo mostra come, a volte, anche quegli aspetti che crediamo dannosi possono invece portare buoni frutti se coltivati nel giusto modo: il suggerimento è quindi quello di non cristallizzarsi in posizioni rigide che definiscono a priori ciò che è bene e ciò che non lo è, ma di focalizzarsi piuttosto su quali possono essere i lati positivi e le utilità connesse a determinati modi di essere. Questo vale quando si giudica sia sé stessi che un altro: nel primo caso infatti si può rischiare di concentrarsi solo sui propri difetti e di non sviluppare le proprie potenzialità; nel secondo invece si tende spesso a criticare e commentare con facilità senza tener conto di ciò che di buono ogni persona può portare.

Questo film offre dunque molti spunti e insegnamenti utili anche nella vita quotidiana… e allora, che aspettate a provare a prenderli?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *