La perdita di un caro stravolge la vita quotidiana ed infligge una ferita profonda nei familiari o negli amici del defunto. Sentimenti di rabbia, depressione, colpa e tristezza sono del tutto comuni e possono durare per mesi, talvolta anche per anni; il dolore conseguente ad un evento simile, infatti, non si può mai dimenticare del tutto, ma gestire, imparando ad accettare e a convivere con i propri stati d’animo. Cosa fare, però, quando ad essere colpiti dal lutto sono i bambini? Come spiegare loro cos’è successo e come aiutarli ad affrontare una situazione così pesante?
La morte vista dagli occhi dei piccoli
Prima dei dieci anni, i bambini non riescono ad afferrare pienamente il concetto di morte con tutte le sue implicazioni. In particolare, faticano a comprendere il fatto che essa sia permanente, irreversibile e definitiva. I piccoli, cioè, possono vedere la scomparsa di qualcuno come una sorta di sonno da cui ci si può svegliare o una gita da cui si fa ritorno; a volte si convincono che sia sufficiente una piccola preghiera, un intervento medico o una magia per far risorgere chi è defunto oppure credono che qualcun altro possa porre rimedio a quanto accaduto. Nonostante però non siano in grado di rendersi conto dell’irreversibilità della morte, essi sono totalmente capaci di capire che qualcosa di terribile è avvenuto. Contrariamente a ciò che si pensa, infatti, i bambini sono degli acuti osservatori e riescono a cogliere, dal comportamento non verbale e dal tono della voce, la sofferenza e l’angoscia di chi sta loro accanto, anche quando ci si sforza per non mostrare il dolore davanti a loro; inoltre, se sono essi stessi ad aver perso una figura molto vicina, ne sentono notevolmente la mancanza e provano un’intensa sofferenza, che però non riescono a verbalizzare e a comunicare.
Non è perciò consigliabile ciò che spesso si tende a fare in questi casi, ossia evitare di parlarne, comportarsi come se niente fosse accaduto, incitarli a giocare o distrarsi e non coinvolgerli nei riti funerari; simili comportamenti, infatti, non farebbero altro che accrescere le ansie e le angosce del bimbo, che viene privato di una legittima spiegazione riguardo a ciò che sta succedendo. I piccoli, inoltre, tendono a formarsi delle proprie teorie sugli eventi dell’ambiente circostante e, quando non si dà risposta alle loro domande e ai loro dubbi, creano da sé delle spiegazioni per interpretare e comprendere il mondo; purtroppo, però, spesso le concezioni che sviluppano in tal modo non sono rosee o migliori della realtà, ma anzi, potrebbero addirittura essere più spaventose. Ad esempio, un bambino cui non venga esplicitato cosa significhi la parola “sepoltura” e in che cosa consista questo rito potrebbe immaginarsi che le persone vengano ricoperte di terra vive e che poi non riescano ad uscire dalle loro tombe; quest’immagine è di certo più inquietante e difficile da accettare di quella vera. Occorre perciò parlare coi propri bambini della morte che hanno subito, avendo cura di non trascurare i dettagli e invitandoli ad esprimere tutti i loro dubbi. Si può inoltre sfruttare la loro fantasia e la loro grande capacità immaginativa in modo positivo, incentivando altre visioni della persona defunta e del rapporto con essa: ad esempio, in base anche all’eventuale religione che si professa, li si può invitare a considerare chi non c’è più come un angelo, con cui possono parlare e comunicare quando vogliono, pur non sentendo più la sua voce. I bambini, infatti, sono estremamente resilienti e, se opportunamente sostenuti, possono mostrare notevoli risorse e superare bene la fase del lutto.
Le fasi del lutto nei bambini
Diversamente che negli adulti, nei bambini si ravvisano tre fasi di elaborazione del lutto.
La prima implica la comprensione di ciò che significa morire e di ciò che è successo; per quanto riguarda questa fase, alla luce di quanto illustrato precedentemente, il consiglio è quello di non aver timori e remore nel parlare ai bambini dell’accaduto.
La seconda fase consiste nel comprendere che è normale provare delle emozioni conseguentemente alla morte; i bambini vanno rassicurati sul fatto che possono sentirsi tristi, arrabbiati e stanchi e che è comune avere mal di pancia, mal di testa o dolore in qualche altra parte del corpo. Essendo i piccoli ancora impreparati a riferire verbalmente le proprie emozioni, si può incoraggiarli ad esprimere ciò che sentono attraverso il disegno o le fiabe; molto utili sono anche le letture di libriccini che raccontino l’esperienza del lutto vissuta da altri, per normalizzare il dolore intrinseco a questa fase. In particolare, le storie che hanno come protagonisti gli animali sono molto gradite ai piccini, che possono identificarsi con la bestiola senza sentirsi presi in causa. Occorre poi rassicurarli sulle cause della morte avvenuta, perché è comune, per i bambini, aver paura di aver provocato loro stessi la scomparsa della persona cara.
Infine, la terza e ultima fase prevede la riorganizzazione dell’identità del bambino e delle sue relazioni alla luce della perdita subita. È fondamentale spiegargli che lui e i suoi familiari non sono in pericolo e che, sebbene la morte possa capitare a tutti in qualsiasi momento, non c’è motivo di preoccuparsi per l’incolumità propria e dei propri cari. Si consiglia inoltre di organizzare le giornate in routine stabili che diano un senso di sicurezza e prevedibilità: i bambini, infatti, hanno bisogno di abitudini e ritmi regolari per sentirsi protetti.
In conclusione, la morte è un evento che coinvolge profondamente i bambini ed è perciò indispensabile affiancarli ed aiutarli nel confrontarsi con essa; il ricorso ad uno psicologo è fortemente consigliato per accompagnarli in questo difficile processo con modalità specifiche e per supportare tutta la famiglia.