In generale, nessuno ha difficoltà ad accogliere emozioni, esperienze e pensieri positivi. Tuttavia, la maggior parte delle persone tende a cercare di scacciar via o ignorare quelli negativi, tentando ad esempio di distrarsi o provando in tutti i modi a cambiare la situazione. In pratica, molti evitano di affrontare una situazione spiacevole e trovano scappatoie come l’alcool, il sesso o il cibo.
Qualcuno, ancora, prova a tener sotto controllo questi pensieri con comportamenti ripetitivi e ossessivi che, in psicologia, sono chiamati compulsioni. Per esempio, una persona potrebbe reagire all’idea di essere sporco lavandosi continuamente le mani. Infine, c’è anche chi si spaventa di fronte a questi pensieri e continua a rimuginarci su, chiedendosi ad esempio perché ci sono, che conseguenze avranno, ecc. Questa tendenza, che in termini scientifici è definita “ruminazione” in realtà porta ad alimentare ancor di più i pensieri negativi, attribuendo ad essi molta più importanza di quella che effettivamente hanno.
Tutte queste strategie non risolvono il problema, anzi, molto spesso finiscono addirittura per accentuarlo. Cosa fare allora? Prima di darvi il mio suggerimento, voglio invitarvi a fare questa riflessione:
“ Immaginate di essere a casa vostra e di sentire il suono del campanello. Andate ad aprire e trovate alla porta una persona molto simpatica, solare e di bell’aspetto. Avete una piacevole chiacchierata e vi salutate con allegria. Il giorno dopo, si ripresenta ancora a casa vostra: lo invitate ad entrare, gli offrite un caffè e passate insieme tutta la giornata, divertendovi un sacco. Siete diventati buoni amici.
L’indomani, suona ancora il campanello. Sperate che sia ancora quella fantastica persona, ma sulla soglia incontrate invece un tipo triste e brutto. Vi dice che sta passando un periodo difficile e che avrebbe bisogno di aiuto, ma voi gli rispondete che non è il benvenuto e lo mandate via, cercando di dimenticarvi subito della sua venuta. Il giorno dopo si ripresenta, ma voi lo scacciate ancora, sempre più irritati. Il tempo passa e lui, imperterrito, continua a suonare il campanello: voi adesso siete irrequieti e tormentati dal pensiero che possa ritornare. La sua presenza, lì fuori dalla porta, vi preoccupa e vi fa anche un po’ paura…”
Come probabilmente avete intuito, i personaggi della storia rappresentano le nostre esperienze e i nostri pensieri, rispettivamente quelli positivi e quelli negativi. Con i primi non abbiamo difficoltà, mentre fatichiamo ad accogliere i secondi: dal racconto, però, è chiaro come non aprire la porta al tipo triste non aiuti a mandarlo via, anzi lo rende sempre più preoccupante e spaventoso, anche se all’inizio scacciarlo potrebbe farci sentire temporaneamente al sicuro. Allo stesso modo, i nostri pensieri spiacevoli, se ci ostiniamo a sopprimerli o ignorarli, iniziano ad essere sempre più stressanti e pressanti, proprio come il visitatore misterioso.
Se invece gli permettessimo di entrare in casa nostra e ascoltassimo la sua richiesta di aiuto, capiremmo il senso della sua presenza. Le emozioni, infatti, comunicano sempre delle informazioni: ad esempio, se siamo arrabbiati significa che probabilmente qualcuno ha oltrepassato il limite. Inoltre, ignorare o mandar via questo ospite ci porterebbe a convincerci di non riuscire a gestire i momenti difficili. Accoglierli, invece, ci permette di imparare che possiamo affrontare anche situazioni di stress intenso.
In definitiva, questa storia insegna che, per gestire in modo efficace emozioni e pensieri che non vorremmo avere, il segreto è accettare la loro presenza, diventare consapevoli della loro esistenza e tenere la porta aperta. Se però senti che i confini della tua abitazione sono davvero invalicabili e che per te la presenza di questo ospite inatteso è intollerabile, rivolgiti ad uno psicologo, che ti aiuterà a trovare le chiavi per aprire la tua porta.