Un film che ti consiglio, se già non l’hai visto, è “Un sogno per domani” di Mimi Leder, uscito nel 2000. Il protagonista è un ragazzino di 12 anni di nome Trevor che deve svolgere un compito, affidatogli dal professore di scienze sociali, su come rendere il mondo un posto migliore. Trevor, in piedi davanti alla lavagna, rivolgendosi ai suoi compagni, propone il “passa il favore”: “Ciascuno fa qualcosa di importante a tre persone che non sono in grado di farlo da sole, ciascuna di esse farà altrettanto ad altre tre persone…” In questo modo, le azioni solidali aumenteranno esponenzialmente creando un’ampia rete di solidarietà in cui l’aiutarsi senza chiedere nulla in cambio diventerà un modus vivendi benefico per molti.
Gli adulti del film considerano questo progetto utopico e vedono Trevor come un ragazzo troppo ingenuo e sognatore. Nonostante ciò, egli inizia a compiere delle buone azioni che innescheranno un circolo virtuoso di dono e solidarietà: ad esempio, aiuta un tossicodipendente ospitandolo a casa sua; quest’ultimo aggiusta l’auto della madre, la quale, a sua volta, ricontatta la nonna dopo anni che non si parlavano, e così via.
In questo film troviamo una chiara esemplificazione, per quanto romanzata, dell’economia del dono, che si fonda sul valore d’uso degli oggetti e sul reciproco scambio, e che si contrappone all’economia di mercato basata invece sul valore attribuito ai beni.
Gli ingredienti fondamentali di questa dinamica sono, per l’appunto, la solidarietà e il dono. All’occorrenza, per rinfrescarci la memoria, cito la definizione di “solidarietà” tratta dal vocabolario Garzanti: vincolo di assistenza reciproca nel bisogno che unisce tra loro persone diverse; insieme di legami affettivi e morali che uniscono reciprocamente una persona singola e la comunità di cui fa parte: solidarietà umana, sociale; solidarietà tra lavoratori | il condividere con altri sentimenti, opinioni, difficoltà, dolori, e l’agire di conseguenza: una manifestazione di solidarietà; esprimere la propria solidarietà ai parenti delle vittime.
Il medesimo dizionario così definisce “dono”: il dono è un gesto d’affetto verso gli altri; offrire, dare qualcosa in dono (…)
In situazioni di difficoltà, come guerra, terremoti, attacchi terroristici ed altre catastrofi, la solidarietà e il dono si attivano piuttosto spontaneamente nei diversi gruppi umani. Sarebbe auspicabile che questa capacità si manifestasse maggiormente anche in condizioni quotidiane e in assenza di eventi traumatici.
Donare fa bene, ci fa stare bene e fa stare bene gli altri. L’economia del dono ha un fondamento quasi “divino”: Madre Natura ci dona tutto, ogni giorno e in abbondanza, senza farci pagare nulla. Abbiamo a disposizione gratuitamente tanta aria, tanta acqua, tanto cibo. Infatti, per esempio, una pianta produce molti frutti regalandoceli senza chiedere nulla in cambio. È l’uomo che, avendo costruito un’economia di mercato, ha attribuito un valore, e di conseguenza un prezzo, ad ogni cosa.
Donare vuol dire ritornare alla natura delle cose: quando noi facciamo qualcosa di gratuito stiamo bene perché ci avviciniamo e ci riconnettiamo alla nostra vera essenza.
In quest’ottica ho deciso di fare qualcosa di simile a quello che ha proposto Trevor: offro fino a tre colloqui psicologici gratuiti ad una persona (anche online), che, quando potrà, restituirà un favore ad un’altra che ne ha bisogno, che sarà invitata a sua volta a fare lo stesso. In questo modo, si potrà attivare un circolo virtuoso di buone azioni senza aspettarsi nulla in cambio. Per me sono importanti la persona e il suo benessere, non tanto il compenso. Se qualcuno è motivato a venire in terapia ma non dispone delle risorse economiche necessarie, sono disponibile a trovare un accordo. Credo davvero che la psicologia possa diventare un dono.
Se sei interessato/a ad aderire all’iniziativa contattami e sentiti libero/a di estendere la proposta alle persone che conosci!